Appello per la liberazione di Santi
(L’opera scelta come copertina – tratta da questo video – è di Fulvio Rottichieri.
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Flavio Santi è un talento sprecato per il giallo.
Così, con La primavera tarda ad arrivare. La prima indagine dell’ispettore Furlan, ci consegna il Montalbano del Friuli, dà voce alla sua terra attraverso personaggi ben costruiti, simpatici, perfettamente incorniciati dal Genius loci negli ambienti, nelle movenze, nei tic di quella terra. Si tratta di un libro ben scritto, anche se le tensioni del giallo risultano in definitiva sopraffatte dall’euforia della scrittura. C’è tanto da annusare, da toccare, da vedere, in queste pagine. C’è una felicità da vinello giovane che impedisce alla struttura tragica di emergere o, se preferite, sembra a tratti di azzannare un panino troppo farcito: si vedano le eccessive divagazioni tra una battuta di dialogo e l’altra, o i capitoli che allentano la tensione (voluti, è ovvio, per gestire il ritmo, ma che alla fine, rispetto alla storia, non dicono nulla, come per esempio il capitoletto sul protagonista, Drago, che accompagna la madre dal parrucchiere).
Liberate Flavio Santi. Comprate il suo libro. Regalategli il successo che si merita.
Così potrà finalmente dedicarsi a quel nulla che è la vera materia di questo artista. E avremo un Santi che su un’uscita dal parrucchiere potrà farci godere di meraviglia come bambini che giocano con il caleidoscopio della lingua. Oppure, potrà prendere le ultime paginette del suo attuale romanzo, dove il colpo di scena si appiattisce, schiacciato in fondo al panino come un ingrediente segreto, e abitarle fino in fondo. Perché la scelta è questa, in definitiva: o si cerca esplicitamente quella felicità della scrittura, senza metterla sul carretto saltellante del genere, oppure si entra nella tragedia, si fa della confessione finale (se non addirittura della nota che sigilla il libro) un intero romanzo.
L’amico Flavio, ovviamente, non sarà completamente d’accordo e saprà avanzare ragioni sopraffine:
“così lo scrittore, invece di perdersi nei propri arzigogoli letterari, ritrova il lettore; attraverso il genere saprà inserire la pillola di storia; il genere stesso verrà riscattato e rinnovato con la qualità della scrittura…”. Solidissime ragioni che nel corso di questi decenni sono diventate talmente ovvie da diventare sospette.
Non ci siamo ancora liberati dalle scorie radioattive del Novecento.
Così l’idillio della primavera non ci è concesso se non attraverso la cauterizzazione del genere. Dobbiamo rimanere rinchiusi perché la bellezza e la felicità lussureggianti della natura e della lingua risvegliano il nostro senso di colpa. Non possiamo permetterci nemmeno di essere tragici, perché il decadimento radioattivo del dramma si è trasformato in retorica.
Come uscirne? Dài, Drago Furlan, il vero caso da risolvere è questo.
Ho letto questo libro su suggerimento di Andrea perchè prima non ne conoscevo neppure l’autore. Da semplice lettrice propongo alcune considerazioni: ci sono delle invenzioni o “reinvenzioni” che funzionano molto bene come il protagonista un po’ Montalbano ma friulano, ruvido analfabeta dei sentimenti ma irresistibile. Ancora la “filosofia della bestemmia” alla Meneghello, e non solo, che ben conosce chi è cresciuto in terra friulana o veneta come la sottoscritta. Il vice di Furlan con i suoi errori linguistici è imperdibile. Meno riuscito il personaggio della fidanzata Perla, a mio modesto avviso. Alcuni particolari non spiegati come la strana tesserina azzurra della ragazza che fa jojjing e non si sa che ruolo ha nella soluzione del caso o magari è un distrattore, non so. Sul finale ho qualche riserva anch’io. Il tema della memoria o giustizia negata mi riporta all’ultimo lavoro di Magris “Non luogo a procedere” anche se il tono della narrazione è molto diverso. Nel complesso il romanzo-giallo è molto godibile e se usciranno altre indagini dell’ispettore Furlan non le perderò. Mi impegno anche a leggere i libri precedenti che non conoscevo prima della segnalazione di Temporelli.
Flavio è un vero talento letterario e anche una persona squisita e amabile. Spero vivamente che il successo gli arrida. Se lo merita.