Un talento destinato a crescere (di Roberto Mussapi)
Il percorso di un poeta è una lunga e immaginosa acquisizione di conoscenza.
Andrea Temporelli ha 24 anni e quindi è naturale che ci si accosti alla sua produzione in versi con tutte le cautele del caso. Rimbaud era già un’eccezione ai suoi tempi e i nostri non sono certo tempi di talenti precocemente esplosi. E questo, tra l’altro, è più naturale, a mio parere, al passo della poesia, che non è furore adolescenziale, ma commistione dell’uomo maturo e del bambino.
Fatte queste premesse, è piacevole notare la propensione a un dettato alto ma concreto, a una pronuncia che mira alla violenza ignea della folgore, pur restando nello spazio storico e terreno della testimonianza. Andrea Temporelli mira al correlativo oggettivo, vive la poesia all’insegna del demone dantesco, pensa a Luzi, ma non come i suoi imitatori che sanno farne solo un’involontaria parodia lessicale.
Io credo che sia un talento destinato a crescere, lo penso per il rigore del dettato (ancora aspro e troppo controllato, ma meglio che svaccato e compiaciuto come accade spesso nei giovanissimi) e per la ragione più semplice: basta leggere la prima poesia della sezione, sul medico, per capire come scriva per amore dell’uomo e non dell’arte, per curare (non salvare, quella è retorica del sublime, non è roba seria), con se stesso, anche il resto dell’uomo, il resto del mondo. In Domina poi, abbiamo qualcosa di più di una promessa: una poesia pirica e metafisica, densa come l’ombra del tempo che cresce e accesa come la miccia della gioventù. Il percorso di un poeta è una lunga e immaginosa acquisizione di conoscenza. Ma ciò non è possibile se dalla nascita non gli è concessa la forza. Temporelli ha la forza. La usi bene, la coltivi per farla esplodere a tempo debito, come un atleta.
(Roberto Mussapi, «Atelier», II, giugno 1997, p. 57)
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