Marco Merlin, L'anello che non tiene. Poeti di fine Novecento (2003)

Il poeta oggi è un deficiente (di Fabrizio Bajec)

La poesia sta uscendo fuori dai canali della cultura e affondando sempre più in una letteratura elitaria

Pordenone, sabato 20 settembre, ex-convento di San Francesco. Primo pomeriggio. La sala è piena. […] Così, seduti intorno al grande palco, da sinistra a destra ritroviamo in ordine: Paolo Febbraro, Fabrizio Lombardo, Igor De Marchi, Flavio Santi, il già nominato Garlini, Stefano Raimondi, Andrea Gibellini, Elisa Biagini, Antonio [Giovanni, ndr] Turra e Marco Merlin. […]

Neanche Marco Merlin si preoccupa della condizione d’anonimato di cui gode la recente poesia. «Non bisogna essere così pessimisti», afferma. La poesia resiste. Si vede. Lui, ad esempio, ha dato il suo personale contributo creando una rivista come «Atelier», intorno alla quale gravitano molte nuove e interessanti “promesse”. La collana di versi che Merlin dirige (per le Edizioni Atelier) ha cominciato a pubblicare sillogi di giovani autori, e questo senza pretendere denaro in cambio, come al contrario succede con altri editori poco seri. Allora i conti tornano: la giovane poesia edita dalle Edizioni Atelier è ben distribuita e sostenuta da un’associazione, e questo è quanto si può fare per la “generazione”, idea su cui Merlin torna spesso. Ma Gibellini [De Marchi, ndr] o Turra non sentono di volersi relazionare (specie quando scrivono) a un insieme più grande. È una preoccupazione di Merlin quella di formalizzare storicamente (più che criticamente: vedi il suo L’anello che non tiene. Poeti di fine Novecento) il lavoro dei più giovani, una produzione esigua e mediocre che non sarà avvicinata dalla critica in tempi brevi. […]

Ed è la volta di Firenze, tre mesi dopo. Il Convegno internazionale dei giovani poeti dopo il Novecento si tiene in uno dei più bei saloni di Palazzo Vecchio. L’atmosfera è un’altra: non si scherza, si fanno le cose in grande, e larga è l’affluenza degli interessati, seduti in posti contati, con davanti un microfono ciascuno, per ogni eventualità. […] Giuliano Ladolfi apre i lavori. Lo fa precisando che il presente convegno rientra in una più vasta iniziativa voluta dalla rivista «Atelier» di cui egli è curatore. Ladolfi riprende da un editoriale di Marco Merlin per ricordare a tutti le forti motivazioni di «Atelier»: «Tra critica, incontro, lavoro, tra teoria e pratica e nuove proposte, la militanza sposa la ricerca scientifica». Dopo tutto, il tema del giorno è un’idea sempre ricorsa in quelle pagine: «Dopo il Novecento, prospettive della poesia contemporanea». Il secolo si è appena concluso, urge allora la necessità di lavorare a qualcosa di nuovo.

La particolarità di questo convegno è che sono i relatori a proporre le tematiche da trattare – non c’è stata alcuna committenza specifica – purché gli argomenti siano di «grande profondità per la poesia». È un convegno che si costruisce con la più aperta varietà (e noi aggiungiamo qualità) di idee possibili. […]

Marco Merlin prende la parola solo per commentare brevemente quanto esposto da Galaverni. Così cercherà di fare dopo ogni intervento. Troverà dei raccordi, tirerà le somme, da vero coordinatore: «Dobbiamo trasformare la povertà in ricchezza, l’elegia in canto spiegato, confrontarci con la Presenza con semplicità. Facciamoci fecondare dalle osservazioni, dalle visioni!». Non è facile capire di fronte a quale atteggiamento ci troviamo. Se più vicini al candore di uno steineriano convinto o all’entusiasmo parrocchiale di un ex-chierichetto un po’ represso. […]

Il convegno fiorentino non ha fatto che rafforzare un’impressione di incredibile scarsità di idee nuove e teorie consistenti, e ha confermato il peso di impostazioni fin troppo antiche. Aleggiava un sentore di vizi atavici: petrarchismi, impermetrismi. La poesia sta uscendo fuori dai canali della cultura e affondando sempre più in una letteratura elitaria, mentre la cultura non è già più un valore civile per il Paese. Il poeta oggi è un deficiente: scrive in mancanza di qualcosa e non aggiunge altro.

(Fabrizio Bajec, Convegni, conventi e altri inconvenienti, in Poesia 2004. Annuario, a cura di Giorgio Manacorda, Roma, Castelvecchi 2004, pp. 205-217)

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *