Marco Merlin, Poeti nel limbo (2005)

Un critico allo specchio (di Cesare Cavalleri)

la materia mediocre a cui si applica sembra scelta quasi apposta per far emergere soltanto l’eccellenza del critico

Non è un’antologia di testi, ma un’incalzante collezione di saggi dello stesso autore, il lavoro di Marco Merlin intitolato Poeti nel limbo – Studio sulla generazione perduta e sulla fine della tradizione (Interlinea, Novara 2004, pp. 320, Euro 20). Se l’interesse di Cucchi e Giovanardi si appuntava ai libri pubblicati da editori a diffusione nazionale, la lente di Merlin (che come poeta in proprio si fa chiamare Andrea Temporelli: imminente il suo primo libro organico, da Einaudi) si applica ai poeti dispersi nell’editoria minore, con esplicita esclusione di «libri di valore assoluto» come quelli di Cucchi, De Angelis, Magrelli o Viviani. Talché qualcuno, come Rondoni, Iacuzzi, Ceni, Pontiggia, Trinci, potrebbe offendersi di essere studiato da Merlin in tale contesto.

Ne valeva la pena? Merlin è senza dubbio talentoso, informato, appassionato, fervido, acribioso, ma la materia mediocre a cui si applica sembra scelta quasi apposta per far emergere soltanto l’eccellenza del critico. Del resto, nel Catechismo della Chiesa cattolica il Limbo non è neppure nominato, implicitamente avvalorando la teologia che nell’aldilà prevede soltanto Inferno o Paradiso. E questo, per i poeti, vale anche nell’aldiquà.

(Cesare Cavalleri, «Studi Cattolici», n. 532, giugno 2005, p. 468)

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