Il superamento del lutto (di Giuliano Ladolfi)
In Andrea Temporelli (1973), poeta completamente estraneo al “Novecento”, l’aspetto stilistico e quello contenutistico coincidono e riconciliano la poesia con la realtà
In Andrea Temporelli (1973), poeta completamente estraneo al “Novecento”, l’aspetto stilistico e quello contenutistico coincidono e riconciliano la poesia con la realtà. La ripresa delle forme tradizionali — della canzone in particolare — non si attesta su posizioni anacronistiche come in D’Elia o in Conte, per i quali esse altro non sono che una variante postmoderna delle neoavanguardie, egli si muove verso l’esplorazione di nuove possibilità della parola, una parola mai al di sopra dell’uso comune, la quale, però, subisce un processo di trasformazione per mezzo del ritmo e della forma chiusa. In questa prima fase (Il cielo di Marte, 2005) il percorso si è limitato alla fase biografica, in cui troviamo il superamento del lutto, della negatività, dell’afasia, della frammentazione e dell’ironia. Ogni traccia di parola-gioco, di metafora arguta, di fuga nell’iperuranio filosofico e letterario, di oratoria, scompare, come pure ogni scoria di visione del mondo imperniata sul relativismo. La sua apertura al reale, pur nella contingenza della quotidianità, del fluire del tempo, della localizzazione, delle persone e degli ideali, non teme di affrontare i grandi temi: il tempo, Dio, la poesia, il senso dell’esistenza, gli affetti familiari, la trasformazione storica. In lui la poesia si impadronisce di un potente strumento conoscitivo: invece di usare la storia, il mito, i temi sociali, si serve di una ricerca biografica che accetta le sfide della contemporaneità. L’aprassia rinunciataria o l’afflato metafisico cedono il posto alla concretezza, alla leggerezza, alla fiducia nella vita.
(Giuliano Ladolfi, Il “Novecento” e oltre, par. Oltre la postmodernità, in Per un nuovo umanesimo letterario, Novara, Interlinea 2009, p. 84)
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