Una calma nervosa, un allarme potenziale (di Paolo Febbraro)
La poesia di Temporelli [Teatro delle selve, ndr] ha una sua caratteristica calma nervosa, un allarme potenziale, un’insidia alla quale rispondere con un fatalismo robusto, una parola netta. Le selve, le balze e i dirupi lo tentano, lo rispecchiano, mostrandogli obliquamente tutti i pericoli che corre: lo mettono nella situazione estrema gradita a colui che per la chiarezza esistenziale mette a rischio molto, forse tutto. Onestà perentoria e ascesa agonistica verso una presa d’atto inderogabile; ecco la musica severa di questo poeta, che riesce a moralizzare il paesaggio senza farlo sbiadire in un’idea: «La metrica / dei piedi e dei polmoni / non vuole suggestione. / Morde la terra il fiato di chi è perso». «Con tutto ciò», aggiunge il poeta, non ogni cosa corrisponde a quest’asprezza, qualcosa si sfila e va a costituire un altro mondo, un’apertura. Persino le pietre possono essere smosse con cura, e l’avventura di chi si espone ai dirupi può trovare un sentiero, un’arte antica, la composizione e il tramandarsi degli affetti.
(Paolo Febbraro, Poesia d’oggi, Nota di lettura alla poesia Teatro delle selve, “Il Sole 24 Ore”, 21 luglio 2013, p. 29)
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