Il canone del Novecento
(L’opera scelta come copertina – cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa – è di Lorenzo Perrone)
A proposito di Luzi, si accennava al canone del Novecento. Affermare che il poeta fiorentino è un punto fermo tra i “classici” contemporanei era in fondo una provocazione, perché a tutti è noto quanto sia arduo stabilire gli autori “da antologia scolastica” fra i protagonisti della letteratura di fine Novecento, senza nemmeno pretendere di arrivare al primo decennio del nostro secolo.
Qualche tempo fa, in modo semiserio, avevo proposto il mio canone privato. Oggi rivedrei sicuramente qualcosa, ci sono autori che adesso mi sembrano sopravvalutati e altri che rivaluterei; tuttavia, a grandi linee, mi sembra di poter sottoscrivere ancora questo ragionamento.
CANONE PRIVATO
Odio i repertori, i riepiloghi, le antologie, i musei.
La poesia è disordine, guai a chi tenta di ordinarla.
Attilio Lolini
Così mi pare che facciano anche i critici canonizzatori. Mentre il mondo si muove, vogliono fissare,
definire, congelare. Vogliono inventariare la vita. Ma la vita va per conto suo.
Carla Benedetti
Quando in salotto mia moglie mette ordine nel mio angolo di studio subisco un assalto di panico. Tutte le pile di libri, gli scartafacci, gli appunti, insomma il disordine apparente che era stato costruito con fervore, seguendo un metodo spontaneo e rigoroso, difficilmente condivisibile… nooo! Avrei saputo trovate uno spillo, infilando la mano nel mucchio giusto.
Ma non mi arrabbio: sono rassegnato e consapevole della necessità di rendere presentabile la sala. Del resto, io stesso sento il bisogno, di tanto in tanto, di spostare i libri, di mutarne gli accostamenti, di ripassarli tra le mani. Un po’ di movimento fisico ci vuole, tanto in un baleno tutto tornerà come prima.
In quelle occasioni mi passano davanti agli occhi Meridiani, Elefanti, Opere complete e vari compendi poetici. Mi dico che siamo proprio fortunati, noi giovani, nel poter rileggere il Novecento in questo modo: per intero, a posteriori. Il rischio di appiattire tutto è minimo: all’università ci hanno somministrato filologia a dosi massicce.
Mi prende, semmai, il solito rimorso: tutti i risparmi, proprio durante gli studi, faticosamente messi da parte per quei libri, saranno stati ben spesi? Bisogna evitare sprechi, mi dico allora, mentre contemplo quei libri come mio padre gli scatoloni di rubinetti, fino a pochi anni fa. Così rileggo, sfoglio, spulcio, mi interrogo sul valore dei volumi di poesia rispetto agli altri (storia, psicologia, filosofia, estetica, narrativa, didattica…), relegati su livelli inferiori.
Ora siamo proprio in uno di quei momenti in cui si deve rimettere ordine, almeno nei ripiani dedicati al Novecento. Un po’ di libri andranno archiviati, lo spazio è quello che è.
Facciamo il canone del Novecento. Tanto io non sono un critico dell’industria culturale, ma solo un giovane professore che ha ben presente il raggio d’azione, minimo ma concreto, in cui ricadranno le sue scelte. Vediamo… Mi muoverò con competenza e capriccio.
Anzitutto, sfoglio qualche antologia per cartografare il territorio. Ne prendo alcune fra le più reperibili e divulgative:
ANCESCHI-ANTONIELLI ’63
Gozzano, Corazzini, Moretti, Martini, Aleramo, Michelstaedter, Novaro, Marinetti, Govoni, Soffici, Papini, Sbarbaro, Jahier, Rebora, Palazzeschi, Campana, Tessa, Onofri, Saba, Cardarelli, Ungaretti, Montale, Bartolini, Vigolo, Solmi, Pavolini, Grande, Barile, Fallacara, Valeri, Giotti, Betocchi, Quasimodo, Gatto, Sinisgalli, Penna, Dal Fabbro, De Libero, Scipione, Fracassi, Ghiselli, Pavese, Luzi, Sereni, Pozzi, Bertolucci, Caproni, Parronchi, Bigongiari, Borlenghi, Bassani, Pasolini, Dell’Arco, Orelli
SANGUINETI ’69
Fin de siècle : Pascoli, D’Annunzio
Il verso libero: Lucini,
Tra liberty e crepuscolarismo: Govoni, Palazzeschi
I poeti crepuscolari: Corazzini, Gozzano, Vallini, Oxilia, Moretti, Martini, Chiaves
I poeti futuristi: Marinetti, Cavacchioli, Folgore, Buzzi, Boccioni, Soffici, Farfa, Fillia
I poeti vociani: Sbarbaro, Rebora, Jahier, Campana, Boine, Onofri
Lirici nuovi: Saba, Cardarelli, Ungaretti, Montale
I poeti ermetici: Quasimodo, Gatto, Sinisgalli, Penna, De Libero, Luzi, Sereni, Caproni, Erba
Sperimentalismo realistico: Pavese, Pasolini, Pagliarani
La nuova avanguardia: Giuliani, Porta, Balestrini
MENGALDO ’78
Govoni, Corazzini, Palazzeschi, Gozzano, Buzzi, Onofri, Moretti, Saba, Folgore, Rebora, Campana, Giotti, Sbarbaro, Soffici, Valeri, Cardarelli, Ungaretti, Boine, Bontempelli, Jahier, Tessa, Marin, Montale, Bertolucci, Quasimodo, Betocchi, Gatto, Solmi, Noventa, Luzi, Pavese, Sinisgalli, Caproni, Penna, Sereni, Pintor, Pasolini, Orelli, Fortini, Guerra, Risi, Zanzotto, Erba, Giudici, Pagliarani, Sanguineti, Pierro, Porta, Raboni, Rosselli, Loi
GELLI-LAGORIO ’80
Lucini, Novaro, Roccatagliata Ceccardi, Papini, Saba, Govoni, Jahier, Campana, Giotti, Moretti, Onofri, Palazzeschi, Rebora, Corazzini, Spallicci, Tessa, Cardarelli, Michelstaedter, Valeri, Barile, Sbarbaro, Ungaretti, Firpo, Comi, Bacchelli, Marin, Vigolo, Montale, Grande, Noventa, Betocchi, Solmi, Quasimodo, Piccolo, Carrieri, De Libero;
Penna, Cergoly, Pavese, Sinisgalli, Gatto, Bertolucci, Caproni, Morante, Pozzi, Sereni, Bellintani, Bigongiari, Luzi, Menicanti, Parronchi, Bassani, Pierro, Fortini, Guerra, Risi, Guidacci, Orelli, Zanzotto, Cattafi, Erba, Pasolini, Accrocca, Clementelli, Guerrini, Ripellino, Roversi, Scotellaro, Testori, Giudici, Giuliani, Leonetti, Spaziani, Volponi, Bemporad, Vivaldi
KRUMM-ROSSI ’95
Gli inizi: Govoni, Corazzini, Palazzeschi, Moretti, Gozzano, Onofri, Folgore, Rebora, Campana, Giotti, Sbarbaro, Soffici, Jahier, Boine
Fra le due guerre: Saba, Valeri, Cardarelli, Ungaretti, Montale, Marin, Bertolucci, Quasimodo, Tessa, Betocchi, Gatto, Solmi, De Libero, Vigolo, Luzi, Pavese, Sinisgalli, Caproni, Penna, Sereni, Parronchi, Bigongiari
Il cuore del secolo: Pasolini, Orelli, Fortini, Guerra, Risi, Arcangeli, Zanzotto, Erba, Cattafi, Bellintani, Merini, Giudici, Pagliarani, Volponi, Piccolo, Noventa, Sanguineti, Pennati, Cesarano, Majorino, Porta, Raboni, Calogero, Bandini, Roversi, Rosselli, Menicanti, Richelmy, Testori, Spatola
Dagli anni ‘70 a oggi: Paris, Cergoly, Ottieri, Gramigna, Bellezza, Loi, Viviani, Zeichen, Cavalli, Cucchi, De Angelis, Neri, Kemeny, Baldini, Lumelli, Conte, Greppi, Magrelli, Lamarque, Insana, Valduga
CUCCHI-GIOVANARDI ’96
La presenza dei maestri: Bertolucci, Luzi, Caproni, Sereni
Officina: Pasolini, Fortini, Roversi
Quarta generazione: Erba, Risi, Cattafi, Orelli, Scotellaro, Spaziani, Bellintani, Merini
Zanzotto, l’ontologia del linguaggio
L’avanguardia: Pagliarani, Sanguineti, Giuliani, Balestrini, Porta, Rosselli
Giudici, la vita in versi
L’etica del quotidiano: Raboni, Majorino, Neri, Cesarano, Rossi
Quattro percorsi appartati: Piccolo, Calogero, Bandini, Ranchetti
In dialetto: Guerra, Pierro, Loi, Baldini, Scataglini
Narratori poeti: Morante, Bassani, Volponi, Ottieri, Bevilacqua, Orengo
Il pubblico della poesia: Bellezza, Viviani, Cavalli, Zeichen, Cucchi, De Angelis, Scalise, Conte, Santagostini, Piccoli, Frabotta, Ruffilli, Lamarque
Anni Ottanta: Magrelli, Valduga, Mussapi, D’Elia
Al solito, mi lascio prendere dal gioco. Stilo pertanto l’elenco in ordine alfabetico, annotando le presenze.
Accrocca
Aleramo
Arcangeli
Bacchelli
Baldini (2)
Balestrini (2)
Bandini (2)
Barile (2)
Bartolini
Bassani (3)
Bellezza (2)
Bellintani (3)
Bemporad
Bertolucci (5)
Betocchi (4)
Bevilacqua
Bigongiari (3)
Boccioni
Boine (3)
Bontempelli
Borlenghi
Buzzi (2)
Calogero (2)
Campana (5)
Caproni (6)
Cardarelli (5)
Carrieri
Cattafi (3)
Cavacchioli
Cavalli (2)
Cergoly (2)
Cesarano (2)
Chiaves
Clementelli
Comi
Conte (2)
Corazzini (5)
Cucchi (2)
Dal Fabbro
D’Annunzio
De Angelis (2)
D’Elia
De Libero (4)
Dell’Arco
Erba (5)
Fallacara
Farfa
Fillia
Firpo
Folgore (3)
Fortini (4)
Frabotta
Fracassi
Gatto (5)
Ghiselli
Giotti (4)
Giudici (4)
Giuliani (3)
Govoni (5)
Gozzano (4)
Guerra (4)
Guerrini
Guidacci
Gramigna
Grande (2)
Greppi
Insana
Jahier (5)
Kemeny
Lamarque (2)
Leonetti
Loi (3)
Lucini (2)
Lumelli
Luzi (6)
Magrelli (2)
Majorino (2)
Marin (3)
Marinetti (2)
Martini (2)
Menicanti (2)
Merini (2)
Michelstaedter (2)
Montale (5)
Morante (2)
Moretti (5)
Mussapi
Neri (2)
Novaro (2)
Noventa (3)
Onofri (5)
Orelli Giorgio (5)
Orengo
Ottieri (2)
Oxilia
Pagliarani (4)
Palazzeschi (5)
Papini (2)
Paris
Parronchi (3)
Pascoli
Pasolini (6)
Pavese (5)
Pavolini
Penna (5)
Pennati
Piccoli
Piccolo (3)
Pierro (3)
Pintor
Porta (4)
Pozzi (2)
Quasimodo (5)
Raboni (3)
Ranchetti
Rebora (5)
Richelmy
Ripellino
Risi (4)
Roccatagliata Ceccardi
Rosselli (3)
Rossi
Roversi (3)
Ruffilli
Saba (5)
Sanguineti (3)
Santagostini
Sbarbaro (5)
Scalise
Scataglini
Scipione
Scotellaro (2)
Sereni (6)
Sinisgalli (5)
Soffici (4)
Solmi (4)
Spallacci
Spatola
Spaziani (2)
Tessa (4)
Testori (2)
Ungaretti (5)
Valduga (2)
Valeri (4)
Vallini
Vigolo (3)
Vivaldi
Viviani (2)
Volponi (3)
Zanzotto (4)
Zeichen (2)
Siamo a oltre centocinquanta poeti (uno in più, per la precisione): non c’è male, anche considerando i molti nomi che si vorrebbero proporre subito come aggiornamenti o riparazioni.
In ogni caso, gli scaffali a disposizione sono quelli che sono.
Cominciamo pure togliendo dall’elenco i due giganti D’Annunzio e Pascoli, che figurano con una sola presenza perché ormai si è soliti considerare il Novecento come risposta a questi poeti (così determinanti, infatti, fino all’ultimo). Del resto, se dipendesse da me, il Novecento comincerebbe con la Grande Guerra.
Di seguito, annotiamo i nomi più certi, quelli compresi in tutti i repertori: Caproni, Luzi, Pasolini, Sereni. Caspita: manca Montale! Ma solo perché nell’antologia di Cucchi e Giovanardi si guarda alla seconda parte del secolo… Ma Montale non fa parte anche di questo periodo? Non è, anche anagraficamente, tra i poeti più “centrali” del Novecento?
Basta questa aggiunta per definire il nucleo degli autori “classici” del Novecento? Beh, abbiamo stabilito una prassi non scientifica, utile per temperare il gusto personale. Così mi prendo la libertà di ascrivere al “cuore del canone” novecentesco solo questi autori: Montale, Luzi, Sereni e… Zanzotto. Sì, Zanzotto, con la sua chitinosa iperletterarietà e insieme la sua selvatichezza di satiro. Per me questi sono i punti cardinali del Novecento.
Su Caproni avevo già espresso i miei dubbi. Pasolini è un intellettuale di straordinaria levatura, chiaroveggente quanto controverso, ma come poeta mi ricorda il bombarolo fallito della canzone di De André: ha fatto esplodere la sua carica eversiva lontano dalla letteratura. Certo, si tratta comunque, per entrambi, di autori non trascurabili, ma non così determinanti. Sotto di uno scaffale, dunque.
Insieme a loro? Dopo i classici, il corpo vero e proprio del canone. I candidati sono quelli che raggiungono almeno tre presenze. In ordine, se non erro: Bassani (3), Bellintani (3), Bertolucci (5), Betocchi (4), Bigongiari (3), Boine (3), Campana (5), Cardarelli (5), Cattafi (3), Corazzini (5), De Libero (4), Erba (5), Folgore (3), Fortini (4), Gatto (5), Giotti (4), Giudici (4), Giuliani (3), Govoni (5), Gozzano (4), Guerra (4), Jahier (5), Loi (3), Marin (3), Moretti (5), Noventa (3), Onofri (5), Orelli (5), Pagliarani (4), Palazzeschi (5), Parronchi (3), Pavese (5), Penna (5), Piccolo (3), Pierro (3), Porta (4), Quasimodo (5), Raboni (3), Rebora (5), Risi (4), Rosselli (3), Roversi (3), Saba (5), Sanguineti (3), Sbarbaro (5), Sinisgalli (5), Soffici (4), Solmi (4), Tessa (4), Ungaretti (5), Valeri (4), Vigolo (3), Volponi (3). Con occhio un po’ scolastico noto alcuni inserimenti inconsueti (Bassani, Giuliani ecc.), che declasso a priori; constato pure un forte ridimensionamento di Ungaretti e Saba, che sottoscrivo. Gongolo invece alla presenza di Campana, Cattafi, Gozzano, Loi, Penna, Raboni, Tessa… sì, questi nomi li avrei fatti subito. Cattafi va riscoperto, Raboni appare sempre di più l’unico poeta davvero convincente del secondo Novecento, insieme a Loi. Qualche frangente dubbio nella loro produzione non intacca un’opera con punte notevoli, di tenuta certa e con picchi di vera grandezza artistica. Mi trovo costretto ad aggiungere Quasimodo, ancora per ragioni “scolastiche”. Ragioni scolastiche? Sì, ma il canone è fatto tanto dalla spinta conservativa della scuola quanto da quella innovativa delle generazioni a venire. Prendiamo un po’ di coraggio, dunque… e allora declasso subito i poeti che non sopporto: Bertolucci, Betocchi, Bigongiari, Parronchi, Rebora, Risi, Rosselli, Roversi, Sanguineti. Con buona pace di cattolici, ermetici, avanguardisti e militanti di varia natura. (Eppure mi frullano in testa mille ragioni storiche… Che sarebbe l’ermetismo senza Betocchi, per esempio? Di più: i tetti di Firenze, che sarebbero?).
L’elenco, però, è ancora folto. Ci penso un po’, riprendo qualche libro e sfoglio. Dispiace scoprire che Pagliarani, che tanto mi piacque, suoni ora così datato. Molto meglio rileggere direttamente Eliot. Giudici pare sempre di più un bluff quasi riuscito: finge di essere sincero o è sincero quando dice di fingere? L’unica risposta sensata, per il lettore, è a questo punto quella di fingere di credergli: gli preferisco Gozzano. Govoni si sfoglia solo con l’occhio dell’accademico intento a studiare qualcosa di remoto. Ho riletto da poco le prime quattro raccolte di Palazzeschi: mi pare che l’antologizzazione scolastica lo renda persino migliore, o quanto meno lo coglie di sbieco: è più un folletto che un incendiario. Rileggo Spiracoli di Orelli, E tu che m’ascolti e Nella grande pianura di Bellintani, La luce ricorda di Vigolo, Poesie scelte di Fortini e di Valeri, le Poesie di De Libero, tutti presi dallo scaffale Mondadori. L’unico che mi solletica è Fortini, nonostante molte pagine faticose (non sarò anch’io succube alla riverenza che molti gli hanno dovuto? Mi sembra proprio uno di quei nomi tabù…). Per il resto, mi annoio in poco tempo e non ritrovo annotazioni: sono quasi tentato di prendere in mano (sono lì a fianco) le Nuove poesie di Borlenghi, Metàmeri di Di Raco (a proposito, dove ho messo la raccolta di Giovanni Ramella Bagneri? Forse insieme a tutti gli altri suoi libri, gentilmente inviati…). L’occhio cade sugli Oscar di Carrieri e di Scotellaro. Desisto, certo di non trovare sorprese. Nessuno mi dà sobbalzi. Non ho libri di Gatto, ma ricordo benissimo i pomeriggi noiosi in biblioteca, su tutte le sue raccolte. Anche lui passa di scaffale.
Riguardo l’elenco e mi chiedo, a questo punto, quale autore possa ancora star bene insieme a gente come Saba, Ungaretti, Quasimodo… Mi sorprendo dei crediti di Cardarelli, altro autore che vado a rileggermi. Il suo Meridiano l’ho preso in prestito a scuola, ma subito mi accorgo che ciò che mi piace di più è la parte dedicata alle prose. Tolgo invece senza pensarci due volte Boine, Folgore, Jahier, Marin, Piccolo, Pierro, Soffici e Solmi. E considerato il taglio dato al secolo, l’area crepuscolare non regge: via Corazzini e Moretti, il fanciullo e il decano. Giotti, Noventa e Pavese non mi dispiacciono, ma per senso di obiettività, butto dalla torre anche loro. Passo allo scaffale Garzanti per l’opera completa di Sbarbaro. Riprendo in mano anche la guida alla lettura su questo poeta scritta da Umberto Fiori: no, proprio non sono persuaso. Ci sento una piega troppo decadente, un bamboleggiamento… Meglio leggersi Leopardi, allora, o Baudelaire. E già che ci siamo tolgo anche Erba, Guerra (malgrado l’ottimismo), Porta, Sinisgalli e Volponi: ricordo per ciascuno versi molto belli, progetti intriganti, ma è troppo poco. Anche loro, per me, sono poeti minori, uno scaffale più sotto (tengo invece gli altri, forse soltanto per istinto).
Già che ci siamo, vado a rileggermi il saggio di Eliot Che cos’è la «Poesia minore»? Mi rinfranca, perché so di non sminuire nessuno, e mi lancio a sondare il terreno che maggiormente mi incuriosisce: la frangia più vicina ai nostri giorni.
Nessun dubbio sul fatto che i pochi nomi certi che si possono fare appartengono alla generazione di autori nati fra il ‘45 e i primi anni Cinquanta. Per i quarantenni, è precoce avanzare paragoni a queste altezze. Nella fretta di aggiornare il Novecento c’è sicuramente un senso di miopia, di maggiore competenza, di sensibilità che mi porta a preferire opere più vicine, ma libri come Il disperso di Cucchi, Somiglianze di De Angelis, Ora serrata retinae di Magrelli e L’opera lasciata sola di Viviani sono acquisizioni storicamente imprescindibili, con cui bisogna ancora confrontarsi (l’ultimo lembo di terra ravvisabile, dal mare aperto, e insieme luci per l’orientamento?). Su questo terreno ci prendo gusto e mi lascio trascinare dalle classifiche personali, così mi tolgo tre sfizi: Fiori, Mussapi e Ceni. Bene, prendo confidenza con l’istinto, gioco nella proiezione futura di questi autori e mi prefiguro la loro durata. Penso anche alla complessità della loro opera, e lascio subito decadere Cucchi. Forse sto davvero dando troppo credito al secondo Novecento, e allora mi gioco il jolly: quattro poeti per ora decisamente minori, nelle quotazioni attuali, che sono invece tra i miei preferiti: Emilio Villa, Rodolfo Wilcock, Sandro Sinigaglia e Pierluigi Bacchini: i “miei” giganti della “poesia minore”.
Riassumendo, mi ritrovo con questi tre gruppi: i “classici” Montale, Luzi, Sereni, Zanzotto; il “canone ristretto” composto da Campana, Caproni, Cattafi, Fortini, Gozzano, Loi, Onofri, Pasolini, Penna, Quasimodo, Raboni, Saba, Tessa, Ungaretti; l’ipotesi di aggiornamento con Bacchini, Ceni, De Angelis, Fiori, Magrelli, Mussapi, Sinigaglia, Villa, Viviani, Wilcock. Non che gli scaffali mi sembrino solidissimi (dubbi ancora su Fortini e Onofri), ma nel complesso mi pare un elenco discreto e coraggioso, di ventotto autori: fino al prossimo riordinamento dello studio dovrebbe tenere.
Tutto a posto, dunque? Macché. Mi ritrovo con più di centoventi “minori”. Alcuni di essi “spiccano”: penso, oltre alle “bocciature” più clamorose di cui sopra, a Majorino (se davvero i suoi libri più recenti sono cascami rispetto al poema di cui si favoleggia da decenni e che forse vedrà presto la luce), oppure a due dialettali convincenti come Baldini e Scataglini. Ma perché non anche Giacomini, mi dico? Oddio, cominciamo anche ad allargare questo continente… D’altronde, se nell’elenco compare Maria Luisa Spaziani, non capisco proprio perché si debbano dimenticare Fernanda Romagnoli e Cristina Campo (senza sopravvalutare nessuno, comunque: quest’ultima, mente acuminata e delicatissima, ci ha lasciato probabilmente troppo poco). Non facciamoci prendere la mano dalla solita trafila di poetesse. Piuttosto mancano De Signoribus e Buffoni. E visto che ci stanno anche tanti poeti veramente di livello non eccelso, nell’elenco aggiungerei anche Massimo Ferretti. Sfoglio l’edizione Marcos y Marcos delle poesie di quest’ultimo: sì, non è indegno di Aleramo. Inoltre, occorre quantomeno operare un aggiornamento, con gli autori (estrema propaggine del Novecento? Lembo di passaggio?) nati negli anni Cinquanta o all’inizio dei Sessanta: se in partenza mi concedo lo scrupolo di non eliminare a priori nemmeno Fracassi, come non inserire poeti come Riccardi, Anedda, Pusterla, Zuccato, Iacuzzi…
Fermiamoci, per carità. Sono intorno ai centoquaranta! Direi che ora bisogna ridurre la lista almeno a un terzo, per fare le cose per bene e tenere a portata di mano, per quanto in doppia fila o accatastati, anche questi.
Potrei fidarmi delle rapide impressioni di lettura che ho su alcuni e della conoscenza abbastanza approfondita di altri, oppure delle quotazioni attuali, bilanciate magari dalla consuetudine scolastica: la selezione non pare nemmeno troppo ardua, con tali criteri. Riprendo di diritto quelli che hanno quattro o cinque presenze, quelli che ho già fatto scalare in precedenza, quelli che mi parevano emergere subito dal gruppone…
Il fatto, però, è che lavoro da molte ore e la schiena mi duole. Poi, sento già la voce di mia moglie che mi annuncia la cena…
Chissà se i miei figli, da grandi, passeranno ancora per questa casa, di tanto in tanto; se metteranno ordine…
Per uno come me che non sapeva nemmeno dell’esistenza di Luzi, e che dopo averlo sentito nominare qui lo è andato a leggere in rete, a tratti trovandolo potente, devo dire che questa tassonomia, se così la può chiamare, la trova molto utile e divertente, un eventuale serio riferimento nel caso volesse approfondire.