Castelporziano, Festival 1979

La giornata mondiale della poesia

È primavera, amici, sbocciano i fiori, la luce risveglia la vita in ogni anfratto del mondo, gli uccellini cominciano a cantare… Ed è anche la Giornata Mondiale della Poesia, come ha decretato l’Unesco. Allora, almeno una volta all’anno, senza troppi imbarazzi, mettiamoci in fila per salire sul palco, prendere il microfono e magnificare le bellezze del creato, della vita, dei buoni sentimenti che ci ispirano…

Come non risultare snob nell’affermare apertamente che, a me, la Giornata Mondiale della Poesia sembra una Mondiale Cavolata?

Per carità, se vi serve mettere un appunto sul diario con scritto: “È l’ora della tua buona azione quotidiana” – se vi serve questo appunto, per compiere davvero una buona azione, prendete appunti, lasciate trillare i promemoria sui vostri cellulari, fatevi un nodo alla lingua. Se vi serve la retorica della poesia per cercare un libro di versi, ecco, oggi è il giorno giusto. Speriamo almeno che finiate per cercare della poesia buona, non il solito poeticume. Io, per me, rileggo la provocazione di Davide Brullo (apparsa ieri su “Libero”):

MA I POETI DI OGGI SONO TUTTI MORTI. BUONA FESTA…

Visto che i poeti non contano nulla, per farli felici l’Unesco ha istituito la “Giornata mondiale della poesia”. E del resto ci sono Giornate per tutti, per la donna, per la terra, l’acqua, la risata, il sonno… Tra poco, quando saranno estinti del tutto, ci sarà pure una “Giornata mondiale dei poeti”. Fra l’altro, è sulle spalle dei poeti che si regge il mercato editoriale: un tizio da spennare che si crede poeta solo perché glielo ha detto la mamma o Maurizio Cucchi lo trovi sempre. Di solito, accade che durante la “Giornata mondiale della poesia” i poeti si sentano in diritto di salire su un palco per leggervi i loro versi. Un momento rivelativo: i poeti veri, fidatevi, stanno acquattati nell’igloo della loro opera.

Tuttavia, visto che la “Giornata mondiale della poesia” esiste, sfruttiamola per leggere buone cose. Meglio il devastante Gianruggero Manzoni (Raffaelli ha pubblicato Nel vortice delle acque superiori) del noioso Antonio Riccardi o del poligrafo Davide Rondoni o di Roberto Mussapi, gente che scrive lo stesso libro da anni. Se volete capire come funziona la poesia, però, leggetevi Tutte le voci di questo aldilà di Andrea Temporelli, che in un romanzo picaresco fa un mea culpa e unj’accuse, e mette in bocca al poeta Davide Scardanelli un manifesto di buone intenzioni liriche. «Non c’è una comunità letteraria autentica, e se anche ci fosse, sarebbe solo una confraternita dedita alla conservazione di una fede sconfitta dal tempo», dice il tipo, stroncando i poeti che sperano nella Legge Bacchelli a 20 anni. L’autore, infine, chiosa: «Si scrivono versi perché si è già morti». I poeti di oggi, sembrano tutti zombie. Buona festa.

3 commenti
  1. Monica Ambrosi
    Monica Ambrosi dice:

    Non oso commentare l’istituzione della giornata mondiale della poesia perché impresa troppo spinosa. Ho invece una domanda sul poeta Davide Scardanelli. Perché nel romanzo non compiano i suoi versi sublimi? Forse sono quelli che ogni autore vorrebbe scrivere ma ritiene di non averli ancora scritti? Oppure sono quelli nascosti, ma non troppo, nell’epilogo del romanzo che ti lascia a meditare sulla vita e sulla poesia con un provocatorio invito finale?

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    • Andrea Temporelli
      Andrea Temporelli dice:

      Cara Monica, se ho ben decifrato il messaggio che mi manda dall’aldilà Davide Scardanelli, la risposta è più o meno questa. “Ho imposto io il silenzio sui miei versi all’autore del romanzetto. Lui mi ha chiesto ripetutamente il permesso di pubblicarne qualcuno, ma io gli ho fatto notare che in tal senso c’era già Max a rompermi doviziosamente le scatole. Gli ho già dettato, comunque, i motivi del mio silenzio, che compaiono in effetti nel romanzo. A discolpa del povero autore, posso dire che ho notato in lui un dissidio: da una parte era dispiaciuto della perdita (avrebbe voluto fare il colpaccio e inserire nel suo romanzo i più bei versi della nostra epoca), dall’altra mi ammirava, come se io avessi avuto la forza di compiere un gesto che avrebbe voluto compiere lui – sia nel senso di scrivere solo capolavori sia nel senso di consegnarli tranquillamente all’oblio. Quando l’autore si è arreso, si è consolato pensato che in quel buco, in quel silenzio, in quello specchio, ciascun lettore avrebbe potuto far risuonare i propri, di versi – sia nel senso di quelli che ha scritto sia nel senso di quelli che, nella sua vita, ha amato”.
      Come vedi, il messaggio è un po’ articolato e complesso, spero di aver tradotto bene la tiptologia di Davide.
      Comunque, è possibile che provi a chiedere a Davide una spiegazione più chiara e completa, ma a quel punto la metterà in un post…

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