Nulla dies sine linea

Appunti riservati (1)

I.
Nulla dies sine linea. Non attendere madama ispirazione, va’ al tuo campo come un contadino e la troverai alla fine quale premio per la tua disciplina.

II.
Coltiva la tua opera nel segreto. Se qualcuno ti chiede: “Stai scrivendo?”, la risposta migliore è: “No”. Puoi essere certo di aver scritto solo quando l’opera comincerà ad assumere un volto coerente e avrai smesso di sognarla. Tieni perciò avvolto nel silenzio ciò che sta nascendo. Ma se proprio ci sono occasioni giuste per una prima verifica, scegli chi non può capire il valore letterario della tua opera. I primi lettori del tuo lavoro in corso siano perciò un pubblico imperito (una moglie, qualche studente, un compagno di calcetto). Impara a reggere la tua voce di fronte al candore feroce di chi non potrà mai capire le tue intenzioni e le tue raffinatezze. Solo così sarai stimolato a cercare la sublime semplicità di ciò che è geniale.

III.
Durante la scrittura di un’opera, non trascurare il tuo corpo. Pratica regolarmente uno sport, concepisci i lavori domestici come un hobby, cura la tua alimentazione. Scrivere avvelena, escogita i tuoi trucchi per liberarti dalle tossine in eccesso.

IV.
E tuttavia: arriveranno momenti di entusiasmo incontenibile, di ebbrezza che ti trascina, momenti in cui la scrittura ti travolgerà e resterai incatenato alla pagina trascurando moglie, figli, lavoro, appuntamenti. Saprai reggere a quelle ondate solo se il tuo fisico sarà allenato.

V.
Ancora: non c’è opera senza avvelenamento, senza sofferenza, senza obnubilamenti, senza crisi. Fai in modo che non siano mai definitivi, ma solo cicatrici, tatuaggi, cheloidi che ti accompagneranno per sempre.

 

4 commenti
  1. Massimiliano
    Massimiliano dice:

    Mi chiedo spesso come sia possibile per un romanziere poter scrivere vivendo con moglie e figli vicino. Ma soprattutto una moglie. In un qualche modo i temi e la descrizione di alcuni eventi, per non parlare di desideri immaginati è ancora di più di quelli agiti non potranno rientrare nella pagina se non a costo di devastanti conseguenze, o veri e proprie acrobazie…a questo proposito consiglio la lettura di Abbandono mi pare, di Philip Roth, ( a mio parere di molto superiore a Frenzen)

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    • Andrea Temporelli
      Andrea Temporelli dice:

      A me Roth pare un autore che alterna ottimi romanzi ad altri mediocri, in modo quasi perfettamente alterno. Si tratta di un’impressione, però, non ho letto abbastanza per trasformarla in un giudizio.

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  2. Massimiliano
    Massimiliano dice:

    Probabile che sia come dici. Del resto sorrido, qui si parla di gente che con la scrittura fa davvero quello che vuole. Roth, McCarthy, De lillo, Frenzen, questo Wallace di cui tanto si è parlato, …Ford…ma come si fa a dire che non sono bravi, a prescindere dal gusto personale dico? Fanno letteralmente quello che vogliono, plasmano il linguaggio a un tale livello da far star male. Non si tratta di vedere degli dèi, si tratta di vedere menti creatrici controllate da una parte e totalmente libere dall’altra, che si muovono a pieno regime.

    Underworld non sono riuscito a finirlo, sono arrivato a tre quarti, avrei potuto continuare, ma mi ero annoiato. Ma una cosa è certa: l’abilità contenuta è pazzesca. Non esiste mi pare scrittore italiano capace di tali imprese, di tale respiro, di tale forza. Mi chiedo perchè. O almeno di quelli che ho letto fino ad ora e parlo di contemporanei. Cos’è che manca? Ma perché solo storie minime? Di così breve respiro, tutto sommato timide, incapaci di cogliere il mondo nel quale viviamo nel suo movimento….per esempio: un libro sul terrorismo? Sul rapporto tra terrorismo e scrittura? A che serve uno scrittore oggi? Etc. Romanzi che trattino anche questi temi. Che cosa può fare uno scrittore che non sia solo inventare storie? Non so, leggo solo romanzi ben scritti, ma prive di quella cpaacità di far entrare tutto il mondo nelle paginec, che quelli di oltreoceano sembrano capaci invece di fare, e alla grande. A partire proprio dalle tematiche. Forse non hanno il senso di colpa della storia. Forse perchè sono più giovani di noi, che tutto sommato continuiamo ad andare a letto con dei morti che hanno centinaia di anni e a parlargli cercando conforto e consiglio. Non so.

    Comunque credo non possa darsi un artista che non dia frutti alterni. A volte buoni altri marci. Penso al cinema, alla pittura…probabile che per essere considerato dal Tempo, non dagli uomini, un artista che abbia detto qualcosa bastino due o tre romanzi, una trentina di tele non so, quattro film. Come si può pretendere di più? Siamo così imperfetti, così governati dal caos e dall’umore.

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    • Andrea Temporelli
      Andrea Temporelli dice:

      Caro Massimiliano, hai sollevato un problema grande e annoso, che è centrale nel dibattito della narrativa di questi anni. Ti è bastata qualche magnifica allusione (“andare a letto con dei morti”) per dimostrare consapevolezza in merito a un carattere (un problema?) così peculiare della nostra letteratura (la lingua italiana, così raffinata, così libresca, così letteraria… priva della leggerezza che può vantare un americano…). Che dire? Prima o poi conto, nel mio lavoro sul sito, di riprendere meglio l’argomento. Per come ne sarò capace. Stay tuned.

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