Appunti riservati (2)
VI.
Negando la tua scrittura, confrontati con i tuoi maestri o i fratelli d’arma sui problemi teorici che l’opera scatena, ma sempre senza permettere ad alcuno di venire a camminare sul tuo campo: solo tu ne hai la mappa e sai dove non si deve poggiare il piede, per non rovinare la semina. Avvicinati quindi ai tuoi fuochi teorici con cautela, con dissimulazioni, come si trattasse di sortite estemporanee. Affrontali di petto solo in solitudine, in piccole decisive battaglie. Altrimenti li ingigantirai e te ne farai risucchiare. La riflessione teorica solo a dosi omeopatiche fa bene all’ispirazione; se le dai troppa corda, prolifererà in mille erbacce che soffocheranno il campo.
VII.
Le idee sono semi leggerissimi: mettili subito sulla pagina, solo lì eviterai di perderli e conoscerai quelli buoni, che attecchiscono, e quelli inerti, che seccheranno.
VIII.
E tuttavia, sappi anche resistere allo svolgimento immediato di un’idea. Sappi resistere all’ispirazione, addomesticala. Lascia che il terreno molle accanto al seme sia ospitale per altri semi. Attendi la stagione giusta per i germogli, e allora avrai una scrittura ricca.
IX.
Crea il tuo ambiente di lavoro. Verifica preliminarmente il grande dilemma: se scrivere a mano o affidarti subito alla videoscrittura. Magari puoi far convivere i due modi. Prepara poi lo studio, i libri giusti sul tavolo. Talvolta sposta interi scaffali, per guardare e sentire intorno a te la costellazione esatta. Gli strumenti: questo tipo di quaderno, questo tipo di fogli. Organizza i tuoi files, le tue cartelle. Inventa i tuoi riti per divincolarti dalla pania di una vita bella, serena e mediocre. Ma ricorda: tali strumenti e tali riti siano sobri. Non lasciarti incantare mai dalle superfluità del rito. L’essenziale sta nella povertà. Non darti troppe soluzioni, ti disperderai in mille rivoli.
X.
Quando veramente la penna non riesce a muoversi o il monitor ti paralizza, aggrappati a qualche rimedio estremo: ricopia gli appunti, scrivi una seconda versione di un episodio, prova un montaggio alternativo…
(L’opera scelta come copertina – cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa – è di Annamaria Papalini)
Questa si che si chiama alleanza.
Più che un commento vorrei fare alcune considerazioni che mi interessavano già dalla prima volta in cui lessi Andrea Temporelli. Innanzitutto, devo confessare che pensavo ad Andrea Temporelli come ad un vecchio. Non lo so ben definire questo stato ma era così. Poi c’è stata un’apertura quando parlò dei suoi quarant’anni. Il meglio della sua particolarità avvenne quando mostrò con immenso orgoglio, a ragione, la poesia del figlio. Ora questi “consigli” e il rientro nella sua noirmalità. E io mi permetto di chiedere ad Andrea Temporelli se, qualche volta, non abbia la tentazione di rivolgere la sua attenzione al mondo che lo circonda. Visto che il mondo della poesia lo prende così tanto perchè non guardare fuori dalla finestra per vedere l’effetto che fa?
P.S. In qualche parte dei suoi scritti lei si chiedeva se fosse arrogante. Sì, lo è
Grazie per la schiettezza, è una qualità che apprezzo molto nelle persone. Non ho comunque capito bene il suo ragionamento, tra vecchiaia presunta, un paio di poesie e appunti semiseri, sulla quale fonda un giudizio. Non credo di essere una persona “avulsa” dal mondo e credo che quello che ho finora scritto lo dimostri – ma magari sbaglio, e lei è libera di farsi l’idea che crede. Se avrà la bontà di continuare a leggere qualcosa di me, avrà sicuramente più elementi per confermare o modificare la sua opinione. Volendo, può cercare anche nelle sezioni “Profezia” e “Autoritratto” che trova nel menù sotto la voce “Scrittura”. Venerdì invece comparirà un lungo ragionamento che ho scritto ieri e che, a caldo almeno, mi soddisfa molto. In ogni caso, comunque, può benissimo decidere di non leggere nulla di tutto questo, certa del giudizio emesso. Va bene anche così. Io non posso che ringraziarla del tempo che mi ha dedicato e della lettura.