Appunti riservati (3)
XI.
Se il flusso della scrittura si sfilaccia, per il menage il lavoro l’intossicazione o per altre ragioni, distraiti definitivamente, prenditi una vacanza, abbandona il campo. Ma sia per un tempo ragionevole, un paio di settimane al massimo, e fallo nella consapevolezza che, appena terminata la pausa, il lavoro dovrà riprendere a pieno regime.
XII.
Tra la prima stesura di un’opera e la sua revisione, sogna altre opere, fai promesse ad altri progetti, datti impegni per il futuro. In questo modo stai già lavorando per l’abbandono, prefigurando l’irrimediabile scadenza.
XIII.
Un’opera non si finisce: si abbandona. Torna a risistemare per l’ultima volta il tuo lavoro quando sei pronto a scoprire di essere diventato un’altra persona. La revisione finale sarà dunque appassionata e nostalgica, matura e cinica: come fare l’ultima volta all’amore con una donna già lasciata, solo per celebrare i fasti del passato e dire grazie, e riconoscere la bellezza e la perfezione dentro alla stessa vanità del tutto.
XIV.
Per compiere l’addio alla tua opera, scegli un ambiente e una situazione nuova. Vai a terminarla in un paese diverso, in uno studio diverso. Nella solita alcova, ci saranno troppi vincoli, potresti non trovarne il coraggio. Oppure: dopo la revisione, togli tutte le immagini dell’amata. Sposta i libri in una nuova costellazione. Mettiti intorno altri inviti, altri lavori, altri progetti.
XV.
La ricerca di un editore, la cura della pubblicazione, l’impegno per la sua promozione ecc. sono le ultime incombenze e complicazioni. Dedicatene solo nella misura in cui non interferiscono con le dinamiche di cui sopra, altrimenti resterai l’autore di una sola opera, e da scrittore ti trasformerai in scrivano.
(L’opera scelta come copertina – cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa – è di Wanda D’Onofrio)
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