Szymborska - La gioia di scrivere.

Il successo è sempre uno sbaglio

Ripropongo qui l’audio della puntata di mercoledì scorso, 20 aprile 2016, di Fahrenheit, in cui mi hanno coinvolto in una discussione che chiamava in causa anche Tomaso Kemeny, uno dei protagonisti del movimento mitomodernista, e Giovanna Tomassucci, esperta della poesia di Wisława Szymborska.

Ancora una volta, torna alla ribalta il problema della visibilità della poesia. Da una parte, il mitomodernismo cerca di combattere l’imbruttimento della nostra epoca attraverso “azioni” più o meno eclatanti e spettacolari; dall’altro, la Szymborska rappresenta un fenomeno per certi versi inspiegabile.

A me invece pare tutto sempre più chiaro. Il successo, almeno per un poeta, oggi rappresenta solo un (felice) incidente di percorso, nei rarissimi casi in cui a qualche autore capita di poter raggiungere una certa visibilità sociale. La poesia se ne va necessariamente per la sua strada, in direzione ostinata e contraria. Altro non può fare.

Anche la Szymborska ha avuto successo per sbaglio. Ma ciò non significa sminuire la sua voce. Oserei dire anzi che la Szymborska è superiore persino al proprio successo.

Allora, scrivere poesia significa negarsi alla visibilità sociale, coltivare il proprio distacco? Il fatto è che il problema dell’ascolto della poesia in questo mondo non è un problema del poeta.

 

 

 

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