Smarcamenti, affondi e fughe
Sta per venire alla luce un mio nuovo libro, che mi rende particolarmente fiero. Raccoglierà una porzione particolare del mio lavoro saggistico: gli editoriali scritti per Atelier, gli incontri (ovvero le interviste “raccontate”, come questa), le lettere aperte (come questa) e altri materiali, un paio anche inediti. Qui c’è la sintesi del mio pensiero critico, senza le impalcature ingessanti dell’applicazione sui testi. Si tratta infatti di interventi per lo più garibaldini, provocatori, spesso avventati: la poetica che cercavo di piantare nell’esperienza dell’opera comune deflagra in una forma che manifesta la mia natura di scrittore, più che di critico in senso stretto.
Ringrazio Giuliano per l’impegno profuso nel pubblicare queste 400 pagine, ma soprattutto per aver condiviso le esperienze in cui sono state forgiate. In seguito fornirò i dettagli precisi del volume, al momento anticipo la nota introduttiva e la quarta di copertina.
NOTA PER IL LETTORE
Ogni bilancio è un rilancio, il calcolo preciso di una parte per far saltare il conto complessivo. È un azzardo puntuale.
Tanto di più queste pagine, bruciate nella scrittura di un progetto infinito, di un infinito pro-gettarsi. Con tutte le intemperanze della giovinezza, le sue curve prese a velocità eccessiva.
Ha scritto mirabilmente Moresco: «Noi pensiamo ad andare. Saranno altri, se lo vorranno, a disegnare le mappe». E qui c’è il percorso (almeno, quello tracciabile) dentro cui mi sono tuffato, insieme ad altri e da solo – da solo, insieme ad altri: non una metodica strategia, ma un’avventura che nel proprio farsi scopre la misura che la costruisce.
QUARTA DI COPERTINA
Figlio di un fiore e di un piccolo merlo, Andrea Temporelli è l’avatar scaturito dallo smarcamento decisivo di un autore che, dall’opera comune, tentata con la rivista “Atelier” e raccontata in questo libro, si è lanciato verso una personale profezia privata, che ora si compie sul web.
È autore dei libri di poesia Il cielo di Marte (Einaudi, 2005) e Terramadre (Il Ponte del Sale, 2012) e del romanzo Tutte le voci di questo aldilà (Guaraldi, 2015)
(L’opera scelta come copertina è una scultura di Adolfo Wildt.
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In bocca al lupo.