Metamorfosi - Un altro me, Marco Paradisi, fotografia digitale

L’arte di smarcarsi

(L’opera scelta come copertina è di Marco Paradisi.
Cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa)

Tempi grami, questi. Gli autori faticano a trovare critici capaci di masticare con competenza la loro opera, tanto che verrebbe voglia di imitare Umberto Saba, che scrisse, con Storia e cronistoria del Canzoniere, la propria autoesegesi.

Si accetterebbe a quel punto di diventare del tutto osceni, inermi, finendo comunque dalla parte sbagliata. Per quel che mi riguarda, mi limito a spargere di tanto in tanto qualche briciolina di pane nel bosco. Non che abbia da lamentarmi: magari ho ricevuto più attenzione di quel che merito. Non è questo il punto. Il punto è che sono troppi i nodi intrecciati con cura e del tutto ignorati dal critico di turno. Un esempio minimo, solo per rendere l’idea: ho scritto una raccolta di poesie composta (a parte l’ultimo componimento) da canzoni e nessuno, all’inizio, se ne accorgeva. Ho dovuto farlo notare, affinché il dato divenisse moneta corrente.

Così adesso ne approfitto per mettere un bell’asterisco sulla prima parola del titolo del libro di saggi in corso di pubblicazione: Smarcamenti, affondi e fughe. Il primo termine, oltre ovviamente a delineare una serie di movimenti, è un’allusione al mio nome di battesimo. Questo tema mi ha accompagnato a lungo, generando una costellazione di riferimenti: Marte – marc’ – marcato – marcio, ecc. Sono vari i senhals che mi sono fioriti addosso come cheloidi. Ora, invece, l’opera in fase di stampa rappresenta l’unico libro di saggi (sebbene un po’ particolari, più liberi e militanti, rispetto all’analisi applicata ai testi) che ho siglato in copertina con il mio nom de plume (pseudonimo o eternomimo? non lo so ancora…), e che si chiude significativamente, invece, con il mio nome anagrafico.

Mi è venuta voglia di appuntare questo asterisco non tanto per imboccare improbabili interpreti, quanto per responsabilizzarmi rispetto a un’ipotesi intorno al mio percorso letterario.

Non so dove stia andando, dove mi condurrà la mia arte, ma allo stato attuale, ho l’impressione, con il romanzo e con questo libro di saggi, di esser balzato fuori dall’origine.

L’inizio è sempre irraggiungibile. Ma con Tutte le voci di questo aldilà ho attraversato il mio suicidio.

Così, ora, sono responsabile della mia nascita.

 

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