Sala professori

In sala insegnanti

Un raccontino edificante, scritto a marzo.

Oggi due colleghi in sala insegnanti, in una pausa, si mettono a discutere di romanzi da leggere o in corso di lettura. Lui è preso da un giallo (ovviamente), lei ha appena terminato un libro sugli Elfi. Io mi sono messo a dialogare da solo, nella mia testa. Il dialogo, più o meno, era questo.

Marco: “A proposito, Andrea, ma come sta andando il tuo libro?”
Andrea: “Sinceramente, non so. Poi, in che senso?”
Marco: “In tutti i sensi possibili”
Andrea: “Sono orgoglioso di averlo scritto. Su di me ha avuto un grande effetto. Ho buoni, anche ottimi riscontri da alcuni lettori. Ma se ti riferisci ai numeri…”
Marco: “Eh, esordisci dichiarando subito che l’uva è acerba. Cerchi una dimensione di dignità nel tuo campicello… Rischi di risultare patetico, sappilo”
Andrea: “Piantala, non stuzzicare il mio orgoglio. Tra qualche decennio avrò venduto più di…”
Marco: “Certo, certo…”
Andrea: “Ma che cazzo c’hai da sorridere a quel modo, vuoi provocarmi?”

I due colleghi, scambiandosi opinioni e cercando di rintracciare su internet il nome dell’autore del giallo di successo, di tanto in tanto mi guardavano. Le mie espressioni facciali mostravano, ai loro occhi, tutta la partecipazione emotiva per le loro storie di complotti, di elfi, di grandi scrittori che ti lasciano il nome sulla punta della lingua.

 

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