Malizia, di Maria Petrone, cm 100x70

L’ordine della scrittura

(L’opera scelta come copertina è di Maria Chiara Petrone.
Cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa)

non è volontà rendere chiarezza
per chiarezza, osso per osso,
onore per onore: è più difesa
ordinata ordinare la scrittura.
tardi arriva il sesso, a darne

ragione: presto la tenerezza
e il suo pregio, e il suo prezzo
altissimo, ora conosciuto.

la vitalba, l’infanzia, non è un semenzaio
di idee. giudicare i primi testi della fase
fruttuosa, della prima giovinezza, crea
in parte pena, e in parte distacco: per un cibo
masticato, lo stomaco si risveglia, a poco
a poco

Massimo Sannelli

Può sembrare paradossale, ma la poesia oscura è spesso più diretta di quella apparentemente semplice. La ragione del paradosso è però evidente: l’esposizione del contenuto poetico necessita di mediazioni protettive, pertanto chi prende di petto la materia del proprio canto deve nello stesso tempo difenderla, perché non si dissolva sotto l’impeto del suo attacco e si svuoti del proprio mistero costitutivo. Chi, invece, sceglie una lingua trasparente deve renderla dura come il vetro: nell’illusione di attraversarlo avverrà lo choc della poesia.

Ho appena commesso un errore, però, scegliendo il verbo “deve”, perché la poesia non deve un bel nulla a nessuno, nasce necessitata, fedele alla propria natura. E infatti «non è volontà rendere chiarezza / per chiarezza», ci dice Massimo Sannelli, autore del fascicoletto Antivedere (2002-2003), edito nella collezione «Quaderni di Cantarena». La poesia di questo giovane genovese (nato nel ’73) reca le graffiature di uno sperimentalismo discreto, che forse sta ulteriormente cicatrizzandosi al contatto con quella maturità artistica di cui ci racconta il testo proposto: «la vitalba, l’infanzia, non è un semenzaio / di idee»: il poeta è per vocazione disponibile all’esperienza e al lavoro del tempo, quindi pronto a riscrivere la giovinezza, ma solo fin dove possibile, senza temere di abbandonarla come il primo, felice e incompiuto amore di un uomo.

E proprio un senso di maturità precoce, talvolta eccessiva, è forse un tratto comune a molti autori attorno ai trent’anni: questa almeno è l’impressione di molti critici, che invece di espressionismi laceranti e di tensioni stilistiche arrischiate trovano in plaquette come questa di Sannelli una posa saggia, moderata, spaventosamente consapevole. L’indicazione è interessante e varrà la pena di sottoporla a verifica, tra qualche anno. Per ora ci limitiamo a registrare lo spavento: il discorso di Sannelli pare scorrere trasparente, in verità sono moltissimi i filtri logici implicati dalle sue affermazioni. La sua poesia sembra innocua, in verità è un’arma letale, il cui silenziatore non addolcisce affatto l’urto nel cuore da sfondare, infallibilmente centrato in un “antivedere” che è insieme un pre-vedere e un non-vedere.

(da Mosse per la guerra dei talenti, 2007)

 

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