Ordine inquieto
(L’opera scelta come copertina è di Mariaconcetta Giuntini.
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Io sono quella che di notte
ascolta tutti gli altri respirare,
ho bisogno di vegliare sulla casa
di girare frenetica su tutto…
Ma il mio momento è con i primi voli in fronte
dopo tutte le scale a piedi nudi
una ringhiera tra la notte e l’alba…
Ci siamo io, quell’uomo in bicicletta,
gli urli strani dell’estate e un po’ di freddo
a portare fino a qui la nostra ansia.
Isabella Leardini
Isabella Leardini è l’ideatrice di “Parco Poesia”, manifestazione che cura fin dalla prima edizione, quando, in occasione dell’antologia dell’evento (edita da Guaraldi: Parco Poesia 2003), presentava il raduno di voci poetiche richiamandosi all’immagine di una foto di classe:
«con la bellezza un po’ comica di quelle fotografie di gruppo fatte in gita scolastica, con gli zaini, gli occhiali da sole, le facce che hanno tutte l’aria di prepararsi a qualcosa di memorabile… Come quelle fotografie, quest’antologia ferma un momento, un gruppo disordinato, anche un poco improvvisato, di cui ancora non si conoscono i destini. Qualcuno può essere venuto bene, e qualcuno può aver fatto la smorfia proprio nel momento sbagliato, come sempre ci sono gli assenti, quelli che non si trovavano, quelli che non erano ancora arrivati…».
C’è una svagatezza genuina in questa immagine che coglie bene il senso di una voglia di confronto che non diventa smania di prevalere, come se l’ansia della giovinezza si raccogliesse dentro il grembo di una saggezza più grande, di un abbandono alle vicende della vita, di cui però si vuole rendere conto, fissandone un’immagine. Il messaggio è semplice: bisogna credere fino in fondo nelle cose che si fanno, e perciò farle seriamente, senza però prendere troppo sul serio sé stessi. Essere anonimi e precisi, conoscere e registrare la propria voce, ma stando nel coro del mondo.
Ed è quello che accade anche sulla scena delle poesia della stessa Leardini, già conosciuta per altre pubblicazioni in antologia e in rivista: «Io sono quella che di notte / ascolta tutti gli altri respirare». Il desiderio di trattenere un frammento pulsante della propria vita non corrisponde a un privilegio, per il poeta: se il suo «io» emerge è solo nel movimento della scrittura, quando amorevolmente si separa per meglio ascoltare la vita, in un attimo di contemplazione in cui tutto trova il proprio posto: non solo il poeta, ma il passante occasionale e la stagione che passa…
Ancora una volta, dunque, il poeta è colui che ci ricorda l’ordine inquieto dell’esistere, la disordinata calma dell’oceano di cui siamo gocce pensanti.
(da Mosse per la guerra dei talenti, 2007)
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