Vertigine
(L’opera scelta come copertina è di Giuseppe Colarusso.
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Il funambolo, passo dopo passo,
perfeziona la scienza di esibire
eleganza e potenza,
contrastare con l’arte la natura
e disinvoltamente
oscillare, voltarsi,
tenere in apprensione, prolungare
l’estasi della gente per stupire
con un oplà finale e far scoppiare
uno scroscio d’applausi,
mentre là in alto sembrerà bellissimo,
solo
come un eroe
Ma potrebbe,
in un punto imprevisto,
pensare al pubblico o a sé stesso mentre
lo coglie la vertigine
di sapersi sospeso
tra due diverse verità. Potrebbe
ripensare le prove, le cadute,
la sbarra che gli trema tra le mani
tremenda, immaginare
la goccia di sudore che lo acceca,
il boato che cresce come un’onda
con un tiepido ciac ciac di manine
ad applaudire il volo dell’eroe
che torna umano
Eppure non cadrà,
resisterà anche a quella tentazione,
se il trucco è che la fune
sia tesa come un dolore, e ripetere
che l’equilibrio è cieco,
è nell’orecchio, perso
in labirinti di minuscole ossa,
in un punto clamoroso di ascolto
in cui più non esisti, sei compreso.
(Ma tu, sotto il tendone
della metafora, non pensi mai
all’ebbrezza di uscirne?
Cammina dritto
su questa fune allora, se ci riesci:
là dietro, sì, là dietro, c’è chi sa i tuoi abbandoni)
Bellissima!
Complimenti.
Grazie. Molto gentile
Ti ho trovato cercando la vertigine poetica nell’insegnamento, secondo Kafka
Chi cerca trova… Benvenuto. E viva Kafka (“Ciononostante / dice Kafka tra te e il mondo scegli il mondo”: così chiudo Terramdre)