Don Ciotti: riempire di vita la vita
Ieri nella mia scuola abbiamo avuto come ospite don Luigi Ciotti, che ci ha lasciato una luminosa testimonianza civile, colta molto bene anche da centinaia di studenti affascinati e colpiti.
È l’esempio di un uomo che combatte contro la malattia peggiore del nostro Paese: la delega, l’indifferenza, la rassegnazione – perché commuoversi non basta, occorre anche muoversi. Ed è l’esempio di un sacerdote che ha, come ama dire, aperto una società per azioni con Dio – perché conviene, dal momento che il pacchetto di maggioranza lo impegna Lui. Un sacerdote che accanto al Vangelo pone la Costituzione; che ama citare don Tonino Bello: “Non mi importa sapere chi sia Dio, ma sapere da che parte sta”. Ed è la parte, ovviamente, degli emarginati.
Dio è certo un compagno scomodo, ma da lui c’è da attendersi, ripete Ciotti, la dolce pedata quotidiana che agita la coscienza, che muove l’indignazione per il male che ci circonda. Solo così potremo seguire il monito di papa Francesco ad andare verso le Periferie – e non solo le periferie geografiche, ma anche le periferie dell’anima, ovvero quei luoghi e quelle persone abitate dalla fatica, dallo sconforto, dalla mancanza di libertà. Solo lì è possibile incontrare i poveri, gli ultimi, le persone che hanno bisogno, cioè i “veri maestri” che ciascuno dovrebbe riconoscere.
Don Ciotti ha popolato il suo discorso di nomi, senza rifarsi solo a quelli più noti, come gli eroi Falcone e Borsellino. Ha ricordato anche Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Francesca Morvillo, eroi ugualmente. E ha ricordato, tra tanti altri, Rosario Livatino, magistrato capace in pubblico di combattere chi commetteva crimini e, in privato, di spendere buona parte dei propri guadagni per sostenere le famiglie disagiate di chi aveva incarcerato. Non importa essere credenti, ribadiva, ma essere credibili. E allora il cristianesimo smette di essere una conventicola e diviene un’avventura che apre agli altri, anche e soprattutto a chi non crede; perché Dio (secondo le parole di Carlo Maria Martini) non è cattolico. Ama tutti. È di tutti.
Il piacere di incontrare persone come don Ciotti è precisamente quello che viene dalla scoperta che tanti discorsi che siamo abituati a sentire come retorici, ancorché giusti, retorici non sono affatto, perché dietro a certe facili bandiere (che pure a tratti servono, come la bandiera della “legalità”, che però è solo uno strumento: il fine resta infatti la giustizia) si celano volti, nomi, esperienze concrete, e soprattutto ideali che riempiono di vita la nostra vita.
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