Studia di farti amare
Studia il modo di farti amare. Questo è l’invito che mi è sempre stato rivolto dai salesiani. Eppure, molti insegnanti preferiscono essere temuti, hanno bisogno di rimarcare il distacco rispetto alla classe, guardano con sospetto ai colleghi “piacioni”, che magari considerano flaccidi a livello educativo. Perché la vita è dura e la scuola, oggi come oggi sempre meno selettiva, coccola troppo i suoi studenti.
Ma “farsi amare” non significa compiacere. Significa calarsi nell’ottica dell’assistenza salesiana nei tempi informali, per costruirsi un ruolo autorevole “all’interno” del gruppo dei ragazzi. Significa conquistarsi la fiducia mostrandosi nella propria umanità a 360 gradi, magari anche attraverso qualche difetto, qualche piacevole imperfezione. Ciò accresce il senso di fiducia nei ragazzi, che possono rispecchiarsi in un modello di adulto significativo, ma nel contempo reale, non idealizzato. Nutre la confidenza, che in un’età delicata di crescita è fondamentale in determinati frangenti. E attraverso un rapporto empatico l’osservazione dei ragazzi in momenti diversi dall’attività in classe si rivela spesso una risorsa straordinaria: “Il vero giovane si vede in ricreazione ed in refettorio…”, ammoniva Don Bosco. Se poi riesci a condividere con loro qualche passione o anche soltanto costruire una dinamica ludica, se riesci a far percepire loro che per te è interessante ciò che interessa loro, essi a loro volta saranno portati a considerare in una luce nuova i contenuti che l’adulto propone.
Nell’ottica salesiana assistenza significa presenza che anima attraverso il dialogo, capacità di proporsi come punto di incontro. Se un insegnante che scende in cortile è istintivamente scansato dagli alunni, come si può pretendere che in aula riesca ad attirarli a sé?
E va anche precisato che c’è timore e timore. Anche un padre amorevole si teme. Quando infatti don Bosco lanciava il suo invito a “guadagnarsi il cuore” dei ragazzi, non dimenticava affatto il senso di rispetto che proprio questo moto di simpatia giustifica e rafforza.
All’inizio, anzi, è facile osservare come un bravo insegnante in aula sia cercato anche in cortile, ma quando non avviene alcun incontro a livello informale, la delusione, più o meno consapevole, scaverà nell’alunno un senso di distacco. “I professori non chiedevano mai se eravamo felici…”, cantava Luca Carboni.
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