Ore di scuola

All’inizio di ogni anno scolastico, occorre fare i conti con il piano orario delle lezioni.

Qui si scontrano un paio di teorie opposte: da una parte chi sostiene che sia opportuno “spalmare” il più possibile le ore di una materia lungo la settimana, in modo da dare continuità allo studio; dall’altra l’ipotesi di procedere regolarmente, quando possibile, accorpando le ore di una disciplina secondo moduli di due ore.

Quando una materia ha almeno tre ore, quindi va dislocata comunque su due giorni, è ovvio che sia bene che questi giorni non siano consecutivi, ma mi sembra che, in generale, l’ipotesi delle due ore per materia sia molto più sensata e vantaggiosa.

Ecco le motivazioni che addurrei:

  • un’ora si può improvvisare, due no. Un docente con un minimo di mestiere, può sfangare un’ora di lezione brillantemente e c’è da supporre che, nella routine di un intero anno scolastico, ciò capiti abbastanza spesso. Due ore consecutive invece richiedono preparazione, specialmente per le materie tendenzialmente “di studio” e tradizionalmente gestite in modo frontale. Il docente deve dunque affrontare obbligatoriamente alcuni problemi (Come non annoiare gli studenti per tanto tempo? Quale attività posso far loro svolgere?) che altrimenti tenderebbe a rimuovere
  • mettiamoci nei panni dello studente: preparare tre materie per il giorno dopo è sicuramente più semplice che doverne preparare quattro o cinque. Con benefici anche per il peso degli zaini…
  • per il docente, un modulo di due ore può coincidere con un passo significativo e compiuto nella scansione del programma. Si può organizzare un’attività e chiuderla, raggiungendo determinati obiettivi parziali. Insomma, saranno anche più impegnative, ma due ore sono un’unità più adatta alla progettazione didattica
  • due ore impongono qualche pausa, che può diventare strategica. Per esempio, per svolgere qualche incombenza burocratica (assegnare o trascrivere i compiti) o anche soltanto per curare in modo informale il rapporto con la classe
  • maggior tempo di lavoro in classe, comporta maggior lavoro. Si può veramente pensare di alleggerire il carico di lavoro pomeridiano dello studente – non tanto per assecondare passivamente le richieste di una società che educa sempre meno alla fatica e alla costanza dell’impegno, ma per arginare un problema effettivo. Che li facciano o, e soprattutto come li facciano, i compiti restano fuori dal controllo dell’insegnante. Eppure è in quelle attività pratiche che si cura il passaggio dalla conoscenza alla competenza, è proprio quello il momento in cui maggiormente si ha bisogno di una guida
  • e poi perché non trovare il modo anche di studiare insieme, in aula? Garantire fin dal mattino lo spazio per la memorizzazione e la comprensione non sarebbe affatto uno spreco di tempo. Quante volte il docente pretende un metodo di studio, senza mai “mostrarlo”, senza mai insegnarlo praticamente ai suoi studenti…

 

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