Se non rispondo
Se non rispondo a un giovane poeta che gentilmente mi chiede una recensione, forse è perché sono maleducato. Ma sì, sono proprio un gran maleducato, lo ammetto, e sono pure uno sporco egoista, se mi ostino a pensare che ci sia di meglio da fare che rispondere a un giovane poeta gentile che si crede l’unico poeta gentile sulla terra che mi chiede di essere letto, anzi, recensito. E che ci sarebbe di meglio che rispondere a un giovane poeta gentile che manda i suoi versi per una recensione? Per esempio correggere un po’ di compiti, prendermi cura del giardino, leggere un buon libro, tenere il fiato sul collo dei miei figli. Ma si può, essere così insensibili?
Se non rispondo a chi mi manda versi senza che abbia minimamente letto e capito i miei – ché, se lo avesse fatto, non mi avrebbe, appunto, mandato una raccolta che comincia con “La mia anima aveva sete di stelle…” – forse è perché sono un illuso, un idealista. Peggio, ammettiamolo: sono un essere meschino e tronfio. E per giunta anche un po’ fesso, visto che in vita mia non mi sono mai sognato di chiederla esplicitamente, una recensione. (Ciò spiega in effetti tante cose)
Se non mi metto ad argomentare per filo e per segno perché certi versi non mi piacciono, e mi limito a dire che non mi piacciono, non è perché dopo vent’anni spesi a motivare controbattere chiarire approfondire mi sono reso conto che non ne vale la pena, non è perché sono semplicemente sincero, no, la verità è soltanto che sono uno scrittore pitocco e di scarsa visione – che ha già spiegato tutto questo in un romanzo.
E se non rispondo a chi eventualmente avrebbe ribattuto, e insistito, e motivato, perché oltre al succitato verso ce n’erano ben altri, e se tutti si fermassero al primo “conciosiacosaché” avremmo perduto capolavori inestimabili, non è perché abbia letto pazientemente tutto, sorbito fino in fondo l’assurdo beverone, ma è perché sono ottuso, senza metodo, sordo a ogni musica, cinico.
Infine, cari poeti, se non vi mando subito a cagare appena ricevo le vostre mirabili poesie, non è affatto per discrezione o pudore linguistico, non è perché sono attento alle convenienze, non è per fiducia in un possibile incontro tra esseri umani (ché a voi mica interessa mettervi in gioco davvero: vi interessa la pacca sulla spalla, la solidarietà artistica, la spintarella, non è vero?) – se non vi mando subito a cagare, dicevo, non è perché sia discreto, paziente, furbo: è semplicemente perché a cagare ci vado direttamente io, con tutte le vostre eventuali criptocitazioni nicciane nella pancia.
Tanto le vostre stelle non pungono nemmeno a starci mezza giornata, sulla tazza.
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