Agonia, infinita fine
In questi giorni, nel valzer dei fuochi d’artificio che provenivano da tutto il mondo per festeggiare il nuovo anno, le immagini dalla Corea del Nord hanno un sapore, per noi, di vecchio. Il regime di Kim Jong-un e la minaccia nucleare ci rispediscono con la memoria indietro di ottant’anni. Poi, appena ci illudiamo di essere più avanti, in un’ideale scala del progresso, ecco che la faccia di Trump, contrapposta a quella di Jong-un, mortifica subito la nostra presunzione.
Ma perché siamo costretti a vivere ancora un passato che non vuol passare? Che cos’è questo “Novecento” infinito? Non si tratta, ormai, di una sottile intuizione di menti elette e profetiche: è uno stato d’animo universalmente condiviso lo sconcerto di fronte all’evidente anacronismo della nostra epoca. Del resto sono anni che restiamo bloccati in un déjà vu epocale, con le tensioni e i conflitti aperti, a tutto campo, fra il mondo Occidentale e il mondo Islamico. La provocazione di chi considera il mondo islamico ancora bloccato in una sorta di “medio evo”, considerate le loro strutture sociali e il legame fra politica e religione, ancora una volta più che rassicurarci ci allarma, ci mette davanti allo specchio l’espressione di una società più che matura ormai decrepita, raffinata e molle, compiaciuta nel proprio deliquio. Occorre ancora, a questo punto, citare i versi dei poeti Decadenti? Non era stato, il Novecento, proprio il secolo apocalittico che aveva dimostrato la verità dei loro presentimenti?
Eppure, da nessuna parte riusciamo a trovare un nuovo inizio. Qualcuno parlò a suo tempo di “fine della storia”: ed era il 1992.
Tutto ciò rinnova un inquietante pensiero: forse davvero la nostra epoca è “postmoderna” e dovremo, finché un cataclisma non azzererà i conti, vivere di riflussi storici. La crisi allora non è superabile: è diventata il nostro nuovo standard, il tratto distintivo del nostro evo.
Prepariamoci, in tal caso, a nutrirci di quel che passa in convento. I nostri stomaci si adattino alle frattaglie del passato, reimpastate in un MacHamburger.
L’unica alternativa è il digiuno, la fuga da Matrix, la profezia privata.
Hai fatto caso? non è più possibile scrivere di fantascienza.
La definizione di arte contemporanea c’è da quando? dal 1960? Il contemporaneo è entrato nella tradizione.
Forse manca il linguaggio adatto a creare le nuove strutture che di conseguenza ci restano invisibili.
A me pare anche che si cerchi di riesumare con scarsi risultati ii cadavere di Dio. Poi per carità
pur non comprendendo cosa sia né dove sia questa dimensione definita spirituale, sono comunque interessato,
in quanto al momento non riesco a immaginarmi forza equivalente alle grandi teorie e alla pragmatica del nichilismo.
Forse occorre altro tempo, in fondo la suddivisione del calendario è nella mente: in fondo ogni epoca dura qualche centinaio di anni no?: cento cosa sono? I segnali del cambiamento, del resto, giungono da prima, come sempre, mascherati dal sistema che intendono superare. Mica esiste un anno zero, un momento zero. siamo nel 2018, e allora? Non facciamoci fuorviare dai numeri. Magari questa brama di uscire dal novecento è solo un altro frutto diretto del novecento stesso. Saremo nichilisti anche su Marte, molto probabilmente. Si deve avere pazienza: fuggire con la volontà mi pare impossibile; intanto ragionare, se non fosse cacofonico, è ragionevole.
Comunque non ci sarà esodo dentro a nessuno specchio, a meno che non si riesca a entrare tutti dentro alla rete e a disertare il mondo, non so che cosa voglia dire. A volte si hanno queste idee, per altro desuete non appena le pensi. Il tema è devastante: la sensazione ormai fisica è che coincidiamo all’orizzonte degli eventi. Che siamo istantanei, che siamo ovunque, che il mondo materiale e quello delle idee siano disposti su un unico piano orizzontale in cui ogni oggetto equivale all’altro, ogni discorso equivale all’altro, come tante singolarità anche diverse, interessanti, ma del medesimo peso, come una pagina di Pinterest. Un bambino è già vecchio.
A tale frase ti chiedo se secondo te non sia proprio colpa anche della Letteratura, che con la scusa di denunciare il mondo in cui si vive, in realtà lo crea. Sai, quei registi che dicono: ho mostrato la violenza perché il nostro mondo è violento; lasciamo stare coloro che la mostrano solo perché vende, prendi gli autori ” seri” che a furia di film, poesie, dipinti, racconti, romanzi nichilisti non fanno altro che perpetuare un immaginario. Cioè il nostro. Dove inizia e finisce il serpente?
Poi hai ragione, scrivesti qualche tempo fa che l’universo di Dante era pieno, ci ho pensato, hai ragione, ma era pieno perché il suo mondo era totalmente ideologico, non aveva falle. Non c’era il vuoto. O sbaglio?
Magari ci estingueremo prima dei dinosauri anche se loro sono durati mi pare 160 milioni di anni e noi siamo qui solo da 4. Un respiro.
Forse cristo o uno come lui tornerà davvero, del resto non sarebbe ora? Chiedo. Ma immagina, cosa accadrebbe se nascesse?
intanto, dovrebbe avere una sua pagina Facebook, perché a piedi fai poca strada. Poi si troverebbe a competere con cantanti che generano quasi 5 miliardi di visualizzazioni per un solo video. 4.629.671.753 visualizzazioni, al momento, per essere precisi. Insomma, a me fa pensare.
Qui giusto un assaggio di tre righe del testo che compone il fenomeno in questione:
…Tu, tu sei il magnete ed io il metallo
Mi avvicino e preparo il mio programma
Solo al pensiero mi batte forte il cuore (Oh yeah)
—
Preghiamo (Oh yeah).