Signore, liberaci dai contenuti
Preghierina blasfema dell’insegnante delle cosiddette “materie di studio”
Alla fine, dunque, è vero tutto il contrario di quel che pensiamo.
Pensiamo allo studio come a un continuo riempimento, e invece è uno scavo. Pensiamo agli alunni come vasi da colmare, e invece insegnare è attingere al potenziale d’essere che sgorga da una lacuna. Pensiamo all’errore come a un ostacolo in cui è meglio non imbattersi, e invece è una porta da attraversare per uscire dal solito punto di vista.
A scuola, ci si sforza di edificare concetti su concetti, e si dimentica che prima occorre creare il Vuoto. Ci si impegna a fare, eppure ci si prepara a essere.
Intorno alle opere, accatastiamo commenti e commenti, mentre conta solo ascoltare la musica del testo. Memorizziamo date e numeri, ma ci offenderemmo se ci considerassero un numero.
In aula si parla di uomini lontani nel tempo e nello spazio, ma formiamo un ingranaggio, nel bene o nel male, solo con i presenti.
No, Signore, così non va.
Aiutaci, liberaci dai contenuti.
Insegnaci a evadere, tutti insieme, giovani e adulti, dalle risposte da manuale che abbiamo sempre in tasca, cioè nei cieli del web e nei vapori dei clouds, esplorati dal cuoricino meccanico dei nostri smartphone.
Fa’ che il tuo spirito sposti le nuvole, spalanchi le finestre e squaderni i libri.
Insegnaci piuttosto ad abitare, muti e attenti, le domande.
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