Difesa della vacanza

Il riposo è un tempo prezioso nella vita di ognuno. Lo inquiniamo spesso con uno svago coatto, lo avveleniamo con intrattenimenti indotti o con altri impegni-impedimenti accumulati durante le settimane di lavoro. Lo rendiamo inerte, privo di arte. E invece l’ozio sarebbe il tempo da dedicare a ciò che si ama.

Gli insegnanti hanno molti mesi di vacanza, d’estate, e diverse altre pause durante l’anno. Per non parlare dell’orario settimanale, con svariate ore “buche” e pomeriggi liberi. Gli altri lavoratori guardano con sospetto questo privilegio e se non fosse per un livello retributivo e una considerazione sociale che da decenni sono precipitati, i docenti verrebbero accusati apertamente di parassitismo.

Premesso che chi parla non è affatto un difensore della categoria (tra gli insegnanti, come in tutti gli altri mestieri, allignano davvero incompetenti, frustrati, disadattati e soprattutto gente che vive questo lavoro come un ripiego, rispetto ad altre ambizioni), da parte mia sottolineo quanto necessario sia il riposo in particolare proprio per noi docenti. Non svolgiamo un mestiere logorante da un punto di vista fisico, ma da un punto di vista psicologico. E la maggior parte di noi tutti questi pomeriggi liberi e ore buche proprio non riescono a vederle – perché il lavoro straborda: le lezioni vanno preparate, soprattutto se si riducono i momenti “frontali”, e i compiti vanno corretti. Per non parlare poi delle altre faccende legate alla vita scolastica: riunioni, verbali, progetti, casi specifici ecc. ecc.

Gli insegnanti hanno il dovere di curare la propria persona. Avere tempo per leggere, visitare una mostra, coltivare i propri interessi intellettuali non è un semplice svago, ma un costante aggiornamento professionale. Per quanto l’ora di lezione sia già radicalmente trasformata rispetto al passato e lo sarà ancor di più, non si perderà quella che Recalcati ha definito la dimensione erotica dell’insegnamento. Il docente veicola la cultura attraverso il proprio corpo e la propria persona, anche quando diventa una presenza più discreta, anche quando, anziché campeggiare all’interno della scena, osserva, rassicura, dialoga con pochi ragazzi per volta, coordina e gestisce con autorevolezza e serenità il laboratorio dell’apprendimento.

La scuola in sé va difesa come luogo in cui il benessere è una priorità. Un luogo (centro nevralgico del corpo di una società) che ingloba nei propri ritmi la ricreazione, la pausa, la riflessione – e persino qualche momento di noia. Se la intossichiamo con l’ansia dei contenuti, la fretta nel raggiungere gli obiettivi, la tensione verso le competenze, generiamo automaticamente una società malata.

Buona Pasquetta – buona vacanza a tutti.

 

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