Questo non è Giulio Mozzi

Narrativa d’oggidì: Giulio Mozzi

Non ho mai capito se Giulio Mozzi, più di sette anni fa, ormai, alle mie domandine innocenti rispose con tono tanto piccato perché avesse capito che innocenti non erano affatto o perché ce l’avesse veramente con me.

Propenderei per la seconda ipotesi, corroborata da altre prove, nelle rarissime occasioni che abbiamo avuto di incrociarci. Forse nel mio modo di fare ci sono i tratti specifici che più lo irritano. Eppure allora fui molto felice di queste risposte. Mi piacciono le persone che sanno rompere gli schemi, quand’è il momento, e che a domande cretine sanno dare risposte intelligenti.

Perché scrivi?

Nessuno domanda mai a mio fratello, progettista di pacemaker, perché progetta pacemaker. L’utilità dei pacemaker, infatti, viene immediatamente percepita. La domanda “Perché scrivi?” è un indizio: il domandante non percepisce l’utilità della scrittura. Ovvero non capisce un accidente di cosa sono scrittura, letteratura, romanzo, poesia, dramma, comunicazione, parola, lingua, eccetera.

Qual è il tuo scarto rispetto alla narrativa odierna?

Dal punto di vista temporale, nullo: sono un narratore odierno. Da altri punti di vista, non saprei. Non è, caro domandante, che ci sia la letteratura odierna di qua, e il sottoscritto di là. Siamo tutti insieme; e ciascuno dei produttori di letteratura fa una cosa un pochino diversa da quella che un altro fa. Diciamo che se la domanda fosse un po’ meno futile, e isolasse un tratto della narrativa odierna; se la domanda fornisse o proponesse delle categorie; allora forse si potrebbe provare a rispondere. (E sia chiaro che, in una cosa che vuol chiamarsi “intervista” o “inchiesta”, la fornitura delle categorie è sempre a carico del domandante. Altrimenti, si potrebbero fare inchieste e interviste esonerandosi dall’onere di pensare).

Indicami un ingrediente a te caro per l’elaborazione del capolavoro di domani.

Qualunque cosa, tranne modi di dire tipo “ingrediente a te caro”, “capolavoro di domani”, “la tua officina”, eccetera. Ovvero: una tranquilla estraneità all’idea idiota del fare letteratura implicita in queste domande.

Strappa un angolo dalla tua veste perché ci si possa fare un’idea del tessuto: autocìtati.

Basta leggere queste risposte.

Come si forma un’opera nella tua officina?

L’opera non “si forma”. La faccio io. E la faccio, come tutti, un po’ alla volta.

Qual è il tuo maggior cruccio, rispetto a quanto hai finora scritto?

Non ho crucci, in generale.

La critica più intelligente che hai ricevuto diceva che…

… dovrei evitare di rispondere alle inchieste semiserie o semifutili: è tutta perdita di tempo. Tuttavia, preferisco tentare ogni volta di spiegare, a chi fa perdere tempo a me e ai lettori, che forse sarebbe meglio non far perdere tempo. Magari alla lunga funziona.

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