Risveglio in sala
Oggi, una poesia.
(Viene da qui)
«Ma sono slavi?» Rispose di sì,
o così almeno gli parve di dire
costretto alla parola per la forza
di quella voce
femminile e notturna, «sono salvi,
sì, sono salvi…», schiudendo le palpebre
in un girone nuovo,
col braccio dolorante per la donna
abbandonata al sonno
e il corpo pieno di sudori, il ventre
ancora umido d’amore,
mentre dallo schermo disabitato
luci azzurrognole
proiettavano sulla parete ombre
di presenze reali
(il bicchiere, le foglie
della felicità)
di un’epoca qualunque già profonda
nell’alcolica pace occidentale.
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