1917 – Un film sublime
Al cinema con Samuele, ieri, per la visione di 1917.
La regia è effettivamente stupenda, addirittura magistrale per la continuità della semi-soggettiva che genera angoscia, ossessione, stupore improvviso. Non è un film sulla grande guerra, ma nella scelta di un episodio singolare sa far comprende la tragedia del conflitto, ne restituisce il vissuto, grazie agli sguardi, ai tremori, alle inquadrature che improvvisamente abbracciano e dilatano un dettaglio in primo piano oppure si aprono su uno scenario grandioso e terribile.
Si viene letteralmente risucchiati nella Storia dalla prima inquadratura, con quel retrocedere dalla pace e dall’idillio della natura alla voragine del male che si apre nel suo grembo − prima di essere restituiti, con una chiusura perfetta, alla stessa cornice creaturale, che circoscrive e rende ancor più assurde e meravigliosamente umane le storie che si intrecciano (ma la natura entra anche nella trama, la trapunge continuamente con la sua presenza di bestie, di fiori, di fiumi, di boschi ecc., mai ridotti a sfondo, sempre coessenziali alla struttura dello sguardo).
Le due ore del film sembrano per tutto ciò dilatarsi e abbracciare minuto per minuto l’intera vicenda.
Ci sono pochi momenti che “staccano”, che diventano episodi a sé. Il più gratuito è forse l’incontro con la ragazza e il bambino, che pure si incastona nel film come una scena lirica nell’Iliade. Il viaggio picaresco rimane mirabilmente cucito in una continuità epica, anche in questi trapassi dall’azione convulsa al momento elegiaco (il canto del soldato in mezzo alla truppa in ascolto, per esempio) o dal racconto goliardico fra soldati alla scena più drammatica.
Più che un film bello, dunque, 1917 è un film sublime.
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