Montale e Contini - Eusebio e Trabucco

Eusebio e Trabucco (e la fortuna di Montale)

Nella sua grandezza poetica, Montale è stato anche abile e fortunato, per la gestione della propria carriera. Ne parlo nella videolezione qui sotto (terza e ultima parte).

Tra i vari aspetti che mi intrigano, nella faccenda, c’è in particolare il rapporto con Gianfranco Contini, probabilmente il più grande critico del Novecento (ma non vorrei suscitare altre reazioni, proponendo una nuova “centralità” nel canone). Trovo che il carteggio fra i due (curato da Dante Isella, secondo sul podio e allievo dello stesso Contini, parimenti legato a un altro grande poeta del Novecento: Vittorio Sereni…) sia bellissimo. Ma, a parte questo, si potrebbero rinvenire molti segnali delle ripercussioni che l’azione critica di Contini ha esercitato nello stesso svolgimento della poesia montaliana.

Ecco i primi indizi che mi vengono in mente.

Premessa: gli Ossi di seppia di Eusebio furono recensiti da Contini nel 1933, a otto anni dalla prima edizione, a cinque dalla seconda, accresciuta. (Così andava il mondo, allora). I due non si conoscevano (mentre oggi, se già non ti conoscono, e se il libro non è dell’anno in corso…)

  • Contini a proposito del primo Montale osservava come la sua poesia si componesse spesso di due momenti, uno descrittivo e uno assertivo (vado a memoria). Questo impianto (di ascendenza leopardiana, aggiungo io) venne rivisto da Montale nel libro secondo, quando decise di aumentare la “purezza” dei versi e di concentrarsi sull’occasione, maturando quella che fu la sua contiguità con il correlativo oggettivo di eliotiana ascendenza
  • Montale a Firenze (poteva essere altrimenti?) riscoprì un’altra grandiosa matrice di riferimento per la sua poesia all’interno della tradizione: Dante Alighieri (che subentrò, per dir così, a Leopardi). Scelta perfetta, favorita prima dal recupero dantesco operato sempre da Eliot e corroborata poi dall’edizione critica delle Rime di Dante con cui il giovane Gianfranco Contini poneva già una pietra miliare negli studi del secolo scorso.
  • Montale pubblicò fuori dal territorio italiano Finisterre (anticipazione della Bufera, libro destinato e probabilmente anche studiato per essere la consacrazione dell’autore) grazie a Gianfranco Contini.
  • Nel 1974, un anno prima del Nobel e nella piena fase di celebrazione della figura poetica dell’amico, Contini raccolse tutti i saggi che gli aveva dedicato, sotto l’emblematico titolo Una lunga fedeltà.
  • Nel 1980, prima di morire, Montale poté leggere la propria Opera in versi, in edizione critica curata, indovinate un po’?, da Contini e dalla sua valente allieva Rosanna Bettarini.

Quando si dice l’importanza della critica, anche nella sua funzione maieutica, per la poesia, capace di incalzarla, non solo di mostrarne la grandezza… Si può aggiungere un piccolo moto dell’anima? Ah, bei tempi…

Per maggiori dettagli, su questa capacità di Contini di proporsi nel ruolo di«acutissima coscienza critica» (Isella) dell’amico poeta, rimando al carteggio di cui sopra.

Detto questo, ecco la lezioncina e, di seguito, la cartella per prelevare la mappa, alla bisogna.

 

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