Govoni, Autoritratto

La grammatica è la rivoluzione

Con il metodo digitale affinato in questi tre anni e che vorrei spiegare, step by step, con le videolezioni (qui sotto ne trovate una che mostra il metodo all’opera), non invento nulla, ma compio un’operazione poetica: ridare linfa a ciò che è noto, rendere nuovo l’antico. 

La consuetudine cristallizza ogni attività in pratiche che rischiano la perdita di senso.

Così da tempo immemorabile la grammatica viene vissuta sempre più come una pratica astrusa, di cui non si coglie l’utilità. La testa degli alunni viene congestionata con troppe informazioni, secondo una scansione analitica che è perfetta solo “a posteriori”. Il libro di grammatica viene seguito pedissequamente come fosse un testo narrativo. Dovrebbe essere invece un semplice manuale da aprire all’occorrenza.

Inoltre, come ho spiegato nella prima videolezione, i tre livelli della grammatica (la morfosintassi e l’analisi grammaticale, quindi l’analisi logica e l’analisi del periodo) si giustappongono senza integrarsi. La pausa estiva e il cambio di anno favoriscono implicitamente l’abbandono del livello precedente.

Così, alla fine della terza media, e quindi per tutta la vita, l’imprinting ricevuto nella scuola primaria non è stato superato. Fare l’analisi per uno studente significa prendere parolina per parolina e analizzarla, fuori dal (con)testo. E non è tutta colpa della scuola primaria: noi viviamo nel tempo e disponiamo i nostri enunciati secondo le regole della prosa: da sinistra a destra, inesorabilmente.

E invece la grammatica ci offre l’incredibile opportunità di “aprire la mente”, come si dice, ovvero di ricombinare i fili attraverso i quali noi ricaviamo il senso da un enunciato. Così scopriamo che non si parte per forza dalla prima parola, magari anzi occorre cominciare dall’ultima, e che le parole non si separano affatto. E il bello è che si tratta, semplicemente, di dare forma a ciò che è già dentro di noi. Insegnare, ancora una volta, è una voce del verbo educare. Il nostro cervello, infatti, è abituato a “tornare indietro” o “andare avanti” nell’enunciato, recuperando informazioni, cogliendo impliciti, intuendo soluzioni. Noi passiamo continuamente di livello, dal significato particolare di una parola o di un dettaglio al tono complessivo del testo. E dal significato possiamo accedere agli orizzonti superiori del senso. Dalla prosa, alla poesia.

Per questo apprendere la grammatica in modo autentico diventa un atto rivoluzionario. Ci liberiamo dall’imprinting e prendiamo coscienza della nostra libertà. Sì, libertà. Perché non esiste libertà dove non c’è comprensione e possibilità di scelta. E per capire occorre, appunto, sapere come funziona il congengno del nostro linguaggio (e del nostro pensiero), per avere accesso alle varie soluzioni espressive che fanno tutta la differenza di questo mondo, dal momento che noi viviamo nelle sfumature: ciò che ci differenzia dagli altri è sempre un dettaglio.

Dunque, senza inventare nulla, abbiamo ripensato la grammatica costruendo scorciatoie, sentieri nuovi, un percorso unico che abbatte la distinzione tra analisi grammaticale, analisi logica e analisi del periodo. Gli strumenti digitali, in questo contesto, sono per noi semplicemente dei “facilitatori” (l’innovazione è nell’uomo, non nella macchina). E se poi rendono questa pratica anche più sexy, per le nuove generazioni, tanto di meglio.

P.S. Tutte le videolezioni e altri vari materiali annessi si stanno organizzando in questo sito

 

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