Una scuola inclusiva

Una scuola inclusiva, dicevamo

La scuola media ha da essere inclusiva per indole naturale, dicevamo. Eppure si sente spesso parlare di “sezioni ghetto” o di compresenze che si trasformano in occasioni per separare i ragazzi sulla base del livello raggiunto. Pratica, sia chiario, che a tratti è sacrosanta, nei momenti di “recupero / potenziamento”, se i due gruppi non hanno una fisionomia scolpita nella pietra.

Eppure la scuola media è in generale l’anello debole della catena dell’istruzione italiana. Spesso è animata da docenti demotivati, anziani, sempre più basiti di fronte ai cambiamenti delle nuove generazioni, inesperti di tecnologia. Generalizzo, ovviamente. E forse le traversie della didattica a distanza ha vinto l’inerzia generale. Forse. Oppure ha spostato la didattica frontale di molti insegnanti dalla cattedra alla poltrona, senza nemmeno più il rumore di sottofondo della vita nascosta della classe (il baccano al di là dello schermo si indovina, ma si può facilmente ignorare).

In ogni caso, insegnare a quest’età non è semplice.

Con le videolezioni di grammatica cerco di aprirmi maggiore spazio in classe per esercizi, approfondimenti, spiegazioni personalizzate, attività varie e possibilmente di gruppo. Mi permetteranno di personalizzare la didattica: ogni ragazzo potrà posizionarsi al proprio livello, finché non riuscirà a vincere le proprie difficoltà specifiche attorno a qualche snodo didattico.

L’idea di fondo è di cambiare il concetto di classe: non un intruppamento, non una serialità di contenuti programmati a priori da anni, non una catena di montaggio di apprendimenti, ma un microcosmo vario, con relazioni e incontri e varietà di esperienze che valorizzi ciascuno, il più possibile.

Via alla seconda lezione sui verbi da identificare con chiarezza nella frase.

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *