Note sul genio

Altre noterelle sulla natura del genio

Il genio si manifesta in superficie in ogni tratto distintivo dello stile, ma affonda le radici in un terreno oscuro.

Un capolavoro nasconde e manifesta insieme (ri-vela) una metafisica peculiare, una specifica visione del mondo.

Potrà essere intrigante o abrasiva, sottile o scandalosa, palese o sfuggente, e così via. Potrebbe anche essere autoconsapevole oppure parzialmente ignota al suo stesso autore: del resto, si forma attraverso il farsi dell’opera stessa, non le preesiste, salvo casi rarissimi (esempio? Molte poesie di Leopardi, per quanto ben riuscite, paiono esemplificazioni di una filosofia che si è già chiarita a sé stessa, tradendo un aspetto lievemente didascalico, esornativo, della scrittura poetica).

Spesso nella visione del mondo rivelata dall’opera troviamo ciò che, con il senno di poi, identifichiamo come rispecchiamento di un’epoca: il capolavoro in tal caso è quello che romanticamente si definitiva animato dallo “spirito del tempo”. Altre volte essa più che rispecchiare un’epoca ne prefigura un’altra, e in tal caso sottolineiamo il tratto profetico della creazione artistica.

Al di là di queste sfumature e classificazioni sommarie e tradizionali (al limite dello stereotipo, ne conveniamo), la peculiare metafisica implicata da un’opera nella maggior parte dei casi non viene facilmente recepita: il più delle volte è di difficile assimilazione.

La critica si approssima al capolavoro con incertezza, inciampando su equivoci, cercando di aprire un sentiero interpretativo che non è già pronto.

Poiché l’opera è portatrice di una specifica interpretazione della realtà, sorge un dubbio: possono esistere capolavori immorali? Sì, dal momento che essi verranno giudicati non iuxta propria principia, ma a partire dalla morale esplicita nel contesto che essa, invece, trascende.

È celebre la rivendicazione di Wilde: «Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male». Tuttavia, questo non è tutto, a dispetto della chiusura di tale aforisma. Il libro scritto bene entrerà, se portatore di un pensiero sul mondo davvero geniale, in conflitto con l’epoca (conflitto aperto ed evidente oppure sottile e sfumato, non importa) e l’esito di tale conflitto determinerà il valore stesso dell’opera. In modo schematico: se la morale dell’epoca sarà fecondata o almeno continuamente inquisita dal pensiero che vivifica un’opera, quindi se quest’ultima dimostrerà col tempo la propria potenza prefigurativa o il proprio irrisolto ma inevitabile valore provocatorio, per tale stessa dinamica l’opera avrà dimostrato il genio che la pervade.

 

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