Miele

Il miele che verrà

Ho sempre avuto una piccola biblioteca inquieta, periodicamente in movimento, non solo per i vari lavori in corso, ma per i ripensamenti, le previsioni, forse il semplice gusto di riflettere e progettare spostando i libri. I criteri di organizzazione variavano di volta in volta: per collana, per argomento, per autore, per genere… Ogni tre o sei mesi al massimo centinaia di volumi si riordinavano in nuovi scaffali, secondo i miei capricci. Del resto il libri si richiamano l’un l’altro in vari modi, creano costellazioni di significato di volta in volta sorprendenti.
Ora ho raggiunto un’ipotetica saturazione. La ragione è semplice: lo spazio, in casa, è finito. E anche la casa paterna non può sopportare altri archivi. A meno che non voglia fare la fine narrata nel racconto di Roberto Roversi Spaventoso rombo e notturna devastazione nella grande città di Parigi 1808, devo limitare gli acquisti, e ragionare in ottica di sostituzione: per un titolo nuovo, uno vecchio deve sparire (stivato in garage? In qualche scatola in soffitta?).
Non sono un bibliofilo interessato alle edizioni di pregio. Non mi addormenterei mai davanti al camino sfogliando Il Catalogo di libri antichi e rari venduti in Napoli presso Giuseppe Dura libraio-editore, come accade a Gino Doria nel suo Sogno di un bibliofilo. Adoro bancarelle e libracci. Mi interessano i titoli, gli autori di cui so il valore, i suggerimenti che sfidano il tempo e le mode. E quando parlo di ipotetica saturazione, l’aggettivo nasconde la consapevolezza che continuerò a peccare, per quanto con più saggia moderazione.
In ogni caso, la struttura della mia piccola biblioteca è, nelle sue strutture fondamentali, fissata: un settore con gli autori prediletti, ai quali torno più regolarmente; la poesia, per nazionalità, in seconda fila, con gli autori in ordine alfabetico; in prima fila la narrativa, divisa con gli stessi criteri; quindi gli scaffali di saggistica, di teatro, di letterature classiche. E qualche scaffaletto di lavoro.
I libri continueranno a ronzare. Ci saranno movimenti costanti. Ma nel complesso, l’alveare dovrebbe reggere.
Che nei prossimi anni l’inchiostro sia denso e dolce come miele.

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