Peste e guerra di Paolo Fabrizio Iacuzzi
Andrea Cati delle edizioni Interno Poesia mi toglie la possibilità di ospitare nella collezione Opale un’antologia di Paolo Fabrizio Iacuzzi… Pazienza, che si moltiplichino progetti analoghi è normale ed è un bene, perché sono maturi i tempi per portare alla luce e recuperare il percorso già ampio, ma purtroppo sommerso, di molti poeti contemporanei.
L’antologia (Peste e guerra. La poesia non salverà la vita. Versi scelti 1982-2022) è in questo caso curata da Michele Bordoni, cui si deve l’introduzione ma anche la conduzione di un lungo dialogo (cento pagine) con l’autore, molto utile per interpretare al meglio la poesia di Iacuzzi e inserirla in un preciso contesto storico. E proprio dal dialogo conclusivo riprendo (p. 184) un passaggio in cui si rende omaggio anche alla mia generazione e ad Atelier, ma in particolare a Simone Cattaneo:
Roland Barthes è stato al centro, nella maniera più assoluta, dei miei studi, così come Bachtin. Nella Bicicletta Bianca, c’è quasi un corpo a corpo con sé stessi, con l’altro, e con l’altro bambino. Certo l’idea di decostruire il linguaggio, il riutilizzare, il riusare citazioni e criptocitazioni, con una intertestualità che ha anche a che fare con il linguaggio della pubblicità. In fondo appartengo alla generazione dei ‘baby boomer’ e della Pop Art, ma certamente mi sento generazionalmente compagno di strada di due grandi artisti come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Io mi sento in tutto e per tutto compagno di strada degli artisti della Street Art, in questa resa a volte schizoide, a volte provocatoria, dei geroglifici di Haring, di quelle scritte, di quell’altro universo nero che prepotentemente si affaccia alla storia con Basquiat. A me ha sempre molto affascinato questa coppia di artisti, e anche il riuso che loro fanno delle citazioni. Forse in questo ho sentito a me più vicini alcuni poeti più giovani come Andrea Temporelli (alias Marco Merlin) e tutto il gruppo della rivista “Atelier” (che nel 2010 mi ha dedicato un numero monografico) a cui ho dedicato la sezione La generazione dei nemici oppure Cuore e pietra dedicato a Simone Cattaneo. Ho sempre avuto un grandissimo interesse per i poeti più giovani. Senza certamente rinnegare poeti come Bigongiari o Luzi, ho letto con attenzione anche Antonio Porta e Pagliarani che certamente si sono nutriti delle linfe della Neoavanguardia ma poi sono andati oltre. Oppure per esempio il Pasolini delle Ceneri di Gramsci, il Pasolini delle Poesie a Casarsa. Sono stato attratto da poeti molto diversi, che mi trascinavano mio malgrado in un altrove. Certo che il Montale di Arsenio e di Dora Markus mi hanno aiutato a costruire dei personaggi di grande suggestione
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