Dalla prosa alla poesia
In un discorso generale sulla scrittura parrebbe inappropriato mescolare prosa e poesia: si tratterebbe non soltanto di due generi e di due forme distinte, ma di concezioni diverse della scrittura stessa, forse due modalità di pensiero contrapposte.
Eppure, non esiste un confine certo a separarle e da secoli la letteratura ha esplorato la terra franca in cui poesia e prosa sembrano andare a braccetto, confondersi, travestirsi l’una con i panni dell’altra. Tra poemi in prosa e romanzi inversi, molte scritture ampie e narrative hanno dimostrato la potenza immaginifica e il ritmo della poesia, così come la poesia si è lasciata sedurre dal grado zero della scrittura, del volo radente descrittivo e antilirico. E, anche in narrazioni ben distanti da una ricerca formale di confine, la poesia è sempre dietro l’angolo, nascosta, ma pronta a fare capolino nei momenti descrittivi o riflessivi più intensi, nelle espressioni più emblematiche, nei passaggi più drammatici. Giuseppe Genna, in alcuni suoi romanzi, dissemina tra le pagine versi più o meno celebri di poeti contemporanei, impastandoli direttamente nel testo, senza citarli esplicitamente. Ma anche Genna, come molti narratori, nasce come poeta, prima di dedicarsi alla narrativa.
Chiamare in causa sia la prosa sia la poesia è invece utile, perché, pur nell’impossibilità di cogliere il limite esatto oltre il quale si compie il salto qualitativo, possiamo intendere la poesia come l’intensificazione massima della prosa e delle sue potenzialità. Parlando di “salto qualitativo” non presupponiamo implicitamente la superiorità della poesia (anche se la nostra tradizione letteraria la considera effettivamente la punta dell’iceberg), anche se questa, come dichiarato, porta al massimo grado le caratteristiche della scrittura. Se è vero che molti romanzi di migliaia di pagine non dimostrano lo stesso peso specifico, formale e di pensiero, di un solo verso poetico, sarà altrettanto facile annotare profluvi di versi insignificanti, rispetto a narrazioni capaci, come spugne, di assorbire atmosfere, sensazioni, visioni. La prosa comporta sicuramente ampie porzioni di testo a bassa tensione e funzionali al racconto, ma non per questo si dovrà ricadere nella crociana distinzione fra poesia e non-poesia, che del resto andrebbe impostata in termini non meramente formali, ma più sofisticati (con concetti come retorica e sincerità, autenticità e maniera, naturalezza e bravura esibita, ecc.). Spesso la prosa è poesia dormiente.
La poesia è dunque utile per scoprire tutte le proprietà della scrittura. Ma che cos’è la poesia e in che cosa si differenzia dalla prosa? Ho provato a spiegarlo in questo video, ricorrendo alle immagini della danza, della stalattite, del serpente e della luce (aggiungendoci, per la verità, anche un po’ di sabbia).
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