Narrativa contemporanea: Giulia Muscatelli
Nell’epoca dell’autofiction, documentare la propria adolescenza e la propria giovinezza è una tentazione ancora più forte. E più che lecita, ovviamente, soprattutto se, alle crisi e alle turbolenze dell’età, nelle sue fasi up e down, si associano traumi specifici da raccontare.
Si pensi al caso di tre esordi del 2022, per diversi aspetti accostabili: Giulia Muscatelli, classe ‘89 (Balena, Nottetempo, Milano), Cristina Venneri, classe ‘86 (Corpomatto, Quodlibet, Macerata) e l’ancor più giovane Andreea Simionel, nata in Romania nel 1996 (Male a Est, Italo Svevo, Trieste-Roma). Di quest’ultima, presente in un’antologia che sto preparando, mi occuperò in seguito.
Per queste esordienti, vale ovviamente il consueto principio: un buon primo libro va confermato nelle opere successive. Tanto più in questo caso, dal momento che le autrici partono da una materia verosimilmente biografica (il cui specifico grado di finzione qui comunque non interessa), per cui dovranno con le successive prove dimostrare di possedere un immaginario, una materia narrativa che vada al di là dell’esperienza e della forza emanata dalla giovinezza che hanno raccontato (non importa se svincolandosi o meno dall’autofiction o dal genere young adult). Dopo la prima prova, insomma, ci si aspetta di verificare non solo la tenuta espressiva, ma anche di scoprire quale ricerca, quali temi caratterizzeranno il loro percorso intellettuale.
Per quanto riguarda Giulia Muscatelli e Cristina Venneri, ci sono altri motivi di accostamento. Affrontano infatti temi analoghi come la famiglia, con le sue complesse e spesso oscure relazioni; il corpo, con le sue derive disfunzionali e le sue trasformazioni e l’esposizione al giudizio altrui; la formazione dell’identità.
Giulia Muscatelli dimostra talento nella finezza psicologica dell’analisi e nella sapiente dislocazioni delle informazioni, nell’intelligenza con cui sceglie le clausole dei capitoli, nell’amalgrama tra vicenda e riflessione saggistica, secondo le potenzialità del genere adottato: il memoir. Insomma, al momento, e forse paradossalmente rispetto alla materia autobiografica, si dimostra essenzialmente una scrittrice di trama.
Questa abilità si riscontra anche nel contrappunto tra registri espressivi o tra momenti lirici e narrativi. Si prenda questo bel passaggio:
Io e mio padre condividevamo lo spazio dei nostri vestiti (mia madre aveva un armadio tutto suo), e la prima volta che quell’anta ha smosso il profumo delle sue giacche sono caduta all’indietro svenendo. Nel corso dei dieci anni in cui abbiamo continuato a stare in quella casa, i suoi abiti sono sempre rimasti appesi lì e io ho cercato di non alterare il microspazio che si era creato tra le grucce quando, la notte in cui è morto, aveva scelto la maglia da indossare scostando le altre. È assurdo che qualcuno muoia e i suoi oggetti non vengano avvisati: ogni cosa dovrebbe evaporare alla morte di una persona, esplodere, non lasciare a chi rimane il peso di osservare ciò che resta di chi invece non c’è più. (p. 46)
Eppure, appena una riga dopo, l’autrice non teme di riportare il linguaggio alla precisione realistica e alla prospettiva di una protagonista ragazza, per cui ecco comparire immediatamente vocaboli come “cesso” o “cretina”, l’uso frequente di verbi generici come fare e dire (qualche pagina dopo: “fa cenno di sì con la testa”, anziché “annuisce”). Ecco un caso, dunque, in cui la materia narrata è gestita con sapienza dall’immaginazione, senza che debba intervenire un filtro di eccessiva ricerca linguistica, che talvolta assolve una funzione protettiva o quantomeno distanziante.
Attenzione: ciò non significa che la scrittura sia ingenua o spontanea: lo stile si manifesta nella scelta con cui si dà forma alla materia biografica, nello sguardo adottato, nella delicatezza e nel coraggio di essere trasparenti. Diciamo pure: sinceri (secondo quella rivendicazione di realtà che è nello statuto del genere). Insomma, sarebbe un libro sincero anche qualora ogni vicenda fosse inventata, perché nella pagina tutto risulta credibile e ben narrato.
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