L’onda nera
Per un po’, ho sperato che questa volta non sarei stato raggiunto dalla fase di depressione che tutte le altre volte mi aveva investito, alla chiusura di un libro. L’età matura, l’esperienza, la separazione da un’intera epoca personale con la promessa di uno sguardo finalmente liberato, hanno dato credito all’illusione. Invece, l’onda nera mi ha travolto ancora. Dopo l’euforia della fine, dopo lo slancio della sopravvivenza, ecco il panico, la bonaccia assoluta, il silenzio intorno.
Tutto è vanità.
L’ultima volta, la depressione è durata anni. La scrittura poetica è stata lenta e faticosa, pochi versi per muoversi nelle acque nere, restare a galla, arrancare su qualche spiaggia. Questa volta, il primo fugace momento di felicità, licenziata l’opera, mi aveva già proiettato su un continente inedito: speravo quindi di non dover temere la voce degli abissi alle spalle. Ho anche scritto una quantità inusitata di versi, investito da visioni inattese: praticamente, un altro libro già pronto. Uno scudo, immaginavo.
Non è stato così. Lo tsunami mi ha raggiunto.
So che cosa mi aspetta. So che cosa devo fare. So che questa devastazione deve diventare un dono, il buio in cui affondare le radici per altre parole, altre fioriture. Ma non so se ne avrò le forze.
Intanto, occorre ascoltare il nulla, intorno. Si è sempre in attesa, come poeti, di un lettore che non arriverà. Farsi carico di questo silenzio. Riuscire a respirare nel vuoto. Farsi vuoto.
L’onda rigurgita i vecchi messaggi nascosti nella bottiglia. Le correnti sono avverse, in quest’epoca. Girerà il vento, prima o poi? Ma non devo riaprire lo scrigno. So bene che cosa contiene.
Va raccolto solo ciò che è strettamente necessario. Occorre rendersi essenziali. Abbandonare progetti, letture vane. Concentrarsi su sé stessi. Sono in un’età di scelte definitive.
Riprendo ogni mio scritto: saggi, appunti, poesie. Impacchetto e archivio in libri inediti tutto quanto. Provo a incastonarli nel terreno, li sotterro sotto la pietra di un titolo. Vedremo se, al ritirarsi dell’onda, chissà quando, saprò ritrovarli. Se avranno ancora senso.
Anche questo diario va chiuso e seppellito.
Se la frase finale “Anche questo diario va chiuso e seppellito.” vuole essere un annuncio di chiusura, sappi che a me dispiacerebbe molto. Qui ho trovato autori da conoscere, serietà intellettuale e tante idee.
Caro Max, taglio solo uno dei tanti, forse troppi rami che stavo lasciando crescere. Cercherò di rendermi più essenziale. Ti ringrazio per il riscontro, fa sempre bene