Narrativa contemporanea: Filippo Tuena
Filippo Tuena ha nel viaggio e nella memoria letteraria due temi prediletti che s’intrecciano, così come accade anche nel libro più recente, In cerca di Pan, un reportage incantevole e crudele sul mito.
“Tutto è indeterminato” (p. 70), crepuscolare, e allora la crociera che porterà una brigata di turisti a visitare la Grecia per raggiungere, in seguito, Costanza sul Mar Nero, non può che ritualizzare/riattualizzare il viaggio di Ovidio verso l’esilio di Tomi, suprema allegoria della civiltà umanistica in declino e, ancor più in generale, del tempo che sbriciola ogni civiltà:
“Così sembra che questa sia, per tutti, la meta del viaggio: non l’Ellade, non il periplo del Peloponneso, ma la triste terra dei confinati e degli dei che defungono” (p. 152).
Se la cornice per ogni affondo tematico ricorda altre situazioni narrative, non ci si aspetti una satira alla maniera di Faulkner in Mosquitoes: qui a dominare è, appunto, un senso di incanto, di sospensione nostalgica. Il ricorso a molti passaggi in versi (didascalici, ma efficaci per rallentare e definire un’atmosfera classica) e a un repertorio di immagini che accompagnano il testo (tra cui anche foto dell’autore) servono come reperti di una memoria condivisa e chiamano in causa altre epoche, a cui si prestano anche altri personaggi della brigata, portatori di una specifica sensibilità artistica e una propria cultura (in particolare un viennese esperto di musica). Si evita così un contrappunto troppo schematico tra il nostro presente e il passato di Ovidio. Pur senza eccedere in direzione di un pastiche sperimentale, qualche scelta linguistica e alcuni prestiti e calchi stilistici creano ulteriori riverberi ed echi che definiscono il tono in “questo viaggio a ritroso nel tempo, in questo confuso pellegrinaggio alla ricerca degli antichi dei che poco alla volta scompaiono da questo mondo” (p. 159).
Ma perché l’incanto di questa narrazione sarebbe anche sottilmente crudele? Per l’ironia che contrappone un’Arcadia certo idealizzata (ma se ne scoprirà, alla fine, anche la violenza) a un presente opulento e squallido insieme (la donna della compagnia che si presta al ruolo di ninfa si sottrae agli incontri rituali incentrati sulla narrazione del poeta per non rinunciare al piacere dell’idromassaggio nella jacuzzi), ma soprattutto per l’estinzione del desiderio, che la scomparsa delle divinità silvestri e del dio Pan in particolare sembra certificare.
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