Marte

Epigrafi fatali

Le epigrafi che accompagnano un libro, e soprattutto un libro di poesie, sono, come tutte le citazioni, rischiose: possono apparire geniali, possono innescare la complicità con il lettore, ma possono anche, all’opposto, infastidirlo. Aiutano nell’interpretazione, suggerendo una costellazione di riferimenti, un orizzonte di pensiero o di ricerca stilistica, oppure lo inceneriscono. Io stesso ricordo epigrafi bellissime che hanno completamente oscurato il testo. Continua a leggere

poesie brevi e poesie lunghe

Poesie brevi e poesie lunghe

Ragionavo sui numeri del mio nuovo libro di poesie. Escludendo il poemetto, la lunghezza media dei miei testi è di trenta versi. Una media molto alta, mi sembra. Continua a leggere

Tiziana Cera Rosco

Una prova senza appello

27 anni di lavoro. 54 poesie + 1 poemetto: ho selezionato molto.
9 sezioni. 136 pagine. 1822 versi, dei quali 203 si devono al poemetto.
9780 parole (stando al conteggio del software).
Ora ci siamo.

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Interrogazione

L’interrogazione più veloce di sempre

Non amo le interrogazioni brevi. Quando interrogo, mi piace dare tempo di riflettere, sottoporre quesiti articolati, verificare la reale competenza e la comprensione oltre al mero studio, e semmai integrare, aprire prospettive, ripetere in modo personalizzato, spiazzare con domande che pongono l’argomento trattato in relazione con altri argomenti o materie, e possibilmente con l’esperienza di vita concreta e con l’attualità… Continua a leggere

Un dio bambino

Il dio bambino, la semplicità e lo scandalo della morte

Ricevo notizia che una ex studentessa della mia scuola è morta a vent’anni in casa ieri per un improvviso malore (la sorellina frequenta ancora la terza media, non nella mia sezione). Aveva cantato alla messa di natale a cui avevo partecipato, dai salesiani. Mi dicono anche di un annuncio funebre per un bambino di 5 anni, nel paese in cui insegno. Continua a leggere

Di paternità putative

L’unica paternità che sembra contare, oggi, è quella putativa. Anzi, quella sputativa. Il tale è un protetto di… Il talaltro è raccomandato da… Il più delle volte, si tratta di pettegolezzi, più precisamente di maldicenze, che magari partono da un fatto minimo, un aneddoto, e lo eleggono a prova di chissà quali rapporti, in modo da alludere e screditare, sempre evitando di entrare nel merito, di stare ai fatti. Continua a leggere

YouTube - Il mio canale

Come sono finito su YouTube

Se c’è una cosa che detesto, a scuola, è l’antologizzazione. Passi alle medie, ma quando anni fa insegnavo al Classico, non c’era scampo: I promessi sposi andavano letti integralmente, senza saltare un rigo. Tutto quello che potevo leggere e commentare in classe, si svolgeva insieme, alla vecchia maniera. Ma il tempo, si sa, è tiranno. Fatto sta che alla fine mi sono deciso a registrare la mia lettura, che in alcune parti del romanzo era allineata ad alcune mie precise sottolineature, se non vere e proprie interpretazioni, del testo. Continua a leggere

Due pere

Tette, gambe e libri

Qualche giorno fa, su Facebook, mi sono concesso un primo divertissement, con riferimento a un buon numero di post di scrittrici in cui si faceva sfoggio del proprio corpo… testuale. Alcuni commenti piccati di donne che si sono sentite offese per il mio approccio maschilista, mi ha suggerito un rilancio. A me continuano a sembrare (come alla maggior parte di coloro che hanno commentato, per fortuna, anche e soprattutto donne) due divagazioni innocenti. Le rilancio qui, sperando di non offendere nessuna, anzi. Continua a leggere

Poeti al Caffè Giubbe Rosse di Firenze

VOCI PREZIOSE E SOMMERSE

Spesso si elabora un giudizio pigramente negativo rispetto alla letteratura contemporanea, sull’onda di polemiche, battute, considerazione dei libri che seguono il mainstream, premi letterari, kermesse per il grande pubblico. Continua a leggere

Il gatto solitario

PUBBLICAZIONI E AUTOLESIONISMO

Finora, appena pubblicavo un libro, mi defilavo e lo abbandonavo alla sua sorte. È successo con Einaudi, è successo con altri editori minori. In parte mi illudevo che il mio lavoro fosse finito lì e lì dovesse cominciare quello dell’editore, in parte ho scelto di castigare consapevolmente il mio ego, in parte teorizzo esplicitamente l’abbandono dell’opera, e così via. Alla fine non so più se sono stato un ingenuo, un idealista, uno sprovveduto, un codardo o che altro. Pazienza, acqua passata. So che mi sarebbe bastato poco per trovarmi, adesso, in posizioni di vantaggio, a livello editoriale e di considerazione generale – ma il fatto è che io ho sempre ragionato su altri termini: troppo idealista, in questo, sì. Continua a leggere