Fine della scuola

Così oggi si chiude un altro anno scolastico, con il consueto clima di festa, qualche lacrima, i propositi e le scaramanzie per gli esami: tutti rituali che ben conosciamo.

Nella testa di un prof questo passaggio può infatti incrostarsi di retorica, ma per i ragazzi è ogni volta la prima volta. In generale, a ben vedere, questo non è un problema che riguarda l’ultimo giorno di lezione, ma tutti gli altri: se il docente non riesce a ricongiungere sempre in sé il distacco che deriva dall’esperienza con l’entusiasmo dell’empatia, si sta incamminando verso la degenerazione. Continua a leggere

E se abolissimo i compiti a casa?

Ho sempre avuto un rapporto complicato con i compiti. Da ragazzo li percepivo, ovviamente, come una sorta di castigo e comunque una barriera tra me e il pallone, che mi aspettava fedele in cortile. Ricordo pochissimi lavori assegnati che mi avessero effettivamente coinvolto e appassionato; tra questi, una ricerca di geografia, ma si trattava di un compito facoltativo. Però avevo sfogliato i fogli protocollo, infilati l’uno nell’altro a mo’ di libro, della ricerca di un ragazzo più grande, con la bella copertina in cui campeggiava il disegno (rigorosamente ricalcato e colorato con i pastelli) della “Russia”, anzi, dell’URSS, e decisi che anch’io avrei realizzato la mia ricerca. Continua a leggere

Decalogo per la scuola

Dunque, in questi mesi ho scritto un piccolo decalogo di principi necessari per ripensare la scuola. Non ho annotato, mi sembra, nulla di eccezionale, ma il quadro d’insieme, come primo abbozzo per un pensiero complessivo, si è composto.

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Scuola: principi del cambiamento (10)

La scuola italiana vanta una ricca tradizione di metodologie didattiche. Tuttavia, tale affermazione andrebbe corretta, perché, con il procedere degli ordini scolastici, la rigidità aumenta. Per varie ragioni, la scuola primaria in Italia è stata sempre una fucina di sperimentazioni. Con gli anni, anche la scuola “media” si è attrezzata, per fronteggiare i mutamenti sociali più pressanti (pensiamo alla tecnologia, ma anche, semplicemente, alla diversificazione della popolazione). Al liceo, però, le singole discipline impongono una prassi conservativa, in nome della loro alta specificità. Continua a leggere

Scuola: il mio credo

Questa è la dichiarazione che ho voluto appendere nella mia aula. La rileggo quasi tutti i giorni, mentre attendo i miei alunni.

Credo che l’essere partecipi a una realtà al di fuori del tempo, dello spazio e del determinismo, pertanto riconosco in ogni individuo un mio simile per natura e per diritto. Provo questa convinzione nell’incontro quotidiano con la vita in tutte le sue manifestazioni, con gli altri, con me stesso.

Tuttavia, in quanto essere di carne, sono anche mortale, limitato, determinato a livello biologico, sociale e culturale. Tratto con comprensione lucida e benevola questo aspetto, nella convinzione che, più della tastiera che ci è data, conti la musica che si suonerà.

Questa comprensione si sviluppa nella misura in cui approfondisco giorno per giorno  la conoscenza del mio essere – corpo, anima e spirito. Ciò migliora la mia capacità di incontrare la storia comune e la mia propria esistenza nelle situazioni in cui divento responsabile, perché libero, per quanto mi è possibile esserlo in quel frangente.

Naturalmente, alcune mie azioni sono maldestre e inadeguate. Devo esaminare serenamente i miei errori per trarne profitto, a partire anzitutto da quelli che chiamano in causa la relazione con i giovani. Di fronte ai miei alunni non mi considero un professore, ma uno studente esperto, che ambisce semmai al ruolo di studente saggio. Riconosco che nella reciprocità del rapporto con gli altri, come in ogni relazione d’amore, riuscire a donare qualcosa di sé significa ricevere quantomeno altrettanto. Mi applico per mantenere desto il senso critico, affinché le mie convinzioni non si innalzino rigide davanti a me. I miei “sì” avranno slancio solo quando nasceranno come dei “no al no”, ovvero quando avrò considerato fino in fondo le ragioni opposte alle mie.

A ogni modo, tutto ciò che esprimo, compio, sento e penso in un certo momento sono veramente io e la realtà che m’include. Sono davvero io a disporre dei mezzi per dare un senso al mondo in me e attorno a me. Per questo intravedo spesso in fondo alle passioni che mi tormentano una promessa di pace e vigilo perché il mio ego non prevalga: limiterò il più possibile le parole, rafforzando l’ascolto e perfezionando il gesto. Ciononostante, mai esiterò a denunciare ciò che si presenterà contrario ai miei principi e offensivo per la vita.

Mi riconosco, in quanto essere umano, insolvente rispetto al dono immenso che ho ricevuto, per cui mi impegno a restituirlo a mia volta compiendo il mio destino. Poiché l’essere è essenzialmente relazione, cosciente dei diritti, dei doveri, dei doni e dei privilegi della mia condizione, ringrazio la vita, e accetto la mia esperienza passata, presente e futura.

 

Scuola: principi del cambiamento (9)

Quest’anno nella mia scuola siamo passati alle aule per materia. Dopo un paio di “moduli”, gli studenti devono dunque spostarsi.

Non è certamente la posizione dei banchi (da noi a isola, per un apprendimento collaborativo e non competitivo) o la creazione di aule diversificate a garantire un’efficace acquisizione di sapere e di competenze, ma anche questi piccoli aspetti possono aiutare. Gli effetti sono benefici: si ha qualche momento per “desaturare” e ci si mette attivamente in cammino verso una nuova conquista di esperienze, dove l’ambiente avrà caratteristiche funzionali alla materia e alla situazione di apprendimento.

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Scuola: principi del cambiamento (8)

Portare la tecnologia a scuola non è nemmeno una scelta. È un dovere.

La tecnologia è inevitabile, permea ogni nostra attività: le conoscenze digitali sono ormai indispensabili per l’inclusione nella vita sociale di oggi e lo saranno sempre di più, in particolare in ambito economico e lavorativo. La capacità di utilizzo delle tecnologie è già e diventerà sempre più una discriminante sociale. Continua a leggere

Scuola: principi del cambiamento (7)

Quando propongo ai colleghi la visione di una didattica veramente interdisciplinare, sia a livello “orizzontale” (per anno e classe) sia a livello verticale (nel percorso di studi), che sappia cioè prevedere le congiunzioni fra le materie, per evitare ripetizioni inutili e dissociate o viceversa per sottolineare le riprese consapevoli e concordi, vengo inevitabilmente preso per un maniaco dell’efficientismo. Continua a leggere

Scuola: principi del cambiamento (6)

Il fulcro della situazione di apprendimento che si crea a scuola è la relazione. Anzi, si dovrebbe parlare di una serie molteplice di relazioni: quelle tra l’alunno e l’idea che egli ha di sé, tra l’alunno e i genitori, tra l’alunno e i compagni, tra il docente e l’alunno, tra il docente e i colleghi, tra il docente e la società, tra il docente e i genitori dell’alunno, tra il docente e gli strumenti dell’apprendimento, tra l’alunno e i vari supporti utilizzati… Ognuno completi da sé la lista. Continua a leggere

Scuola: principi del cambiamento (5)

Tasto dolente da tutti i punti di vista, il rapporto fra genitori e docenti. I primi comprendono sempre meno i modi e le scelte (quasi sempre conservative) con cui a scuola si cerca di inculcare il sapere nei figli, i secondi si sentono sovrastati dalle aspettative, educative oltreché didattiche, che una famiglia spesso “debole” riversa su di loro, giustificando, il più delle volte, le mancanze dei loro pargoli. Continua a leggere