La poesia e il senso comunitario
Ho preso possesso della mia vita a undici anni appena compiuti, quando mio padre, in uno dei rari momenti in cui pensò di “farmi un discorso serio”, mi chiese ufficialmente di rinunciare all’ipotesi di andare in seminario. La casa si era improvvisamente fatta enorme e vuota. Proprio mentre ci apprestavamo a trasferirci nell’appartamento quasi arredato (il piano nuovo della casa), senza dover più convivere con i nonni, divisi a loro volta tra una camera al piano terra e un cucinino nel seminterrato, mia madre era morta. Ne ascoltai io i gemiti nel bagno chiuso a chiave, in quel febbraio; mandai io i cugini a chiamare mio padre (non avevamo ancora un telefono in casa); aiutai io mio padre a sfondare il vetro della porta del bagno; tenni io compagnia alla sorellina, finché non vennero a prenderci per portarci all’ospedale…
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