Andare a capo (3)

Avevo cominciato a proporre materiali intorno alle ragioni che stanno alla base della scrittura in versi (qui e qui). Ora aggiungo una mia sintesi da un intervento di Carlo Sini, intitolato Poesia contra filosofia, accolto nel volume La poesia e il sacro alla fine del secondo millennio, che curai per conto delle edizioni San Paolo (il libro raccoglieva gli atti del convegno tenutosi a Borgomanero il 17 giugno 1995. Oltre a Sini, vi presero parte anche Roberto Carifi, Marco Guzzi, Giuliano Ladolfi, Franco Lanza, Franco Loi, Roberto Mussapi e Gianfranco Ravasi)

Poesia contra filosofia

Non esiste “la poesia” prima della scrittura, ma esistono pratiche dell’oralità poetica. […] Ora, il gesto straordinario della scrittura di che cosa ha bisogno? Non si tratta di richieste in senso empirico, naturalmente; ma quali sono le condizioni di apertura, di visione, perché un essere come l’uomo possa scrivere? Continua a leggere

Sotto la linea dell'orizzonte, di Consuelo Canducci, fotografia digitale, 70x50cm

Compiti per le vacanze

(L’opera scelta come copertina è di Consuelo Canducci.
Cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa)

In vista dell’ultima settimana di scuola, sto preparando i compiti per le vacanze. A parte qualche libro da leggere, nelle mie classi aggiungerò pochi altri esercizi oltre a quelli indicati qui di seguito.

COMPITI PER LE VACANZE

Ripassate le gioie e le fatiche
di tutto l’anno. I capitoli scritti
con un inchiostro troppo scuro andranno
meticolosamente cancellati. Continua a leggere

Shangai Tower, China

Andare a capo (2)

L’articoletto riesumato ieri ha un seguito. Il verso genera anche una dimensione iconica del testo, sia che risulti esibita sia che resti implicita; un po’ come una pittura che può adagiarsi nel contorno di una forma geometrica più ovvia per delimitare le linee e i campi di forza al suo interno, oppure adeguarsi a un contesto che apre i margini, dialoga con elementi esterni o impone forme particolari e crea inganni ottici, distorsioni, imprevisti sensi aggiuntivi. Per questo ripropongo anche la seconda puntata di Labor limae (un’antica rubrica di Atelier). Continua a leggere

Lettera in una cappa sterile a flusso laminare, di Massimiliano Marrani

Andare a capo (1)

Sono ancora in debito di una risposta, in riferimento a quanto emerso dai commenti di questo articolo. Comincio dunque ad aprire l’officina anche su questo tema. Non ho certo la pretesa di insegnare la poesia “a bottega”, però non credo ci sia niente di male nel confrontarsi, direi artigianalmente, intorno alle diverse esperienze artistiche, alle pratiche che ciascuno “abita” con il proprio specifico linguaggio. Il confronto (molto operativo, testuale) intorno alle varie poetiche era anzi uno dei grandi intenti di “Atelier”, impresso nel nome stesso della rivista. Ve lo dimostro, recuperando un brano che mi ripromettevo di rivedere, ma che adesso vi ripropongo così com’è. Risale alle origini della rivista, esce da una rubrica che si intitolava Labor limaeContinua a leggere

Il banchiere della conoscenza

sarà possibile costruire una nuova economia della conoscenza? È realistico pensare a una nuova ecologia della Cultura? Saremo capaci di una rinnovata antropologia? Saremo capaci di cambiare il nostro stile di vita?

Con la pubblicazione del mio romanzo, ho scoperto che il mio editore, Mario Guaraldi, è un visionario.  Sentite che cosa scrive, in un intervento: Continua a leggere

Insegnare ciò che non si può insegnare

Ho un caro amico che organizza laboratori di scrittura creativa. Ne ho un altro che non sopporta l’idea. Io mi sento sempre d’accordo con entrambi, fatto sta che più volte, anche dentro le mie lezioni, persino quelle più pedissequamente ligie al programma, finisco sempre per guardare fuori dalla finestra, insieme ai miei alunni. E, quando comincio a partire per la tangente, loro lo sanno, finisco per parlare di tutto, mescolando filosofia attualità teologia cultura pop psicologia e chi più ne ha più ne metta, per cercare di esporli all’esperienza, alla verità del nostro essere lì insieme, dentro a qualcosa di più grande che non si può completamente governare. Loro mi lasciano fare, in quei momenti, un po’ sbalorditi e un po’ ironici. Io penso a quanto sia necessariamente pericoloso, quel mio passo. Ma se voglio mostrare loro per un attimo l’abisso è perché sappiano resistere, un giorno, alla vertigine, nel caso in cui.