Trovo davvero inconcepibile, e desolante, che il nome di Giorgio Caproni, uscito in questi giorni nella traccia della prima prova di maturità, suoni nuovo a tanti studenti. Per quanto personalmente lo ritenga un autore sopravvalutato, resta comunque tra le voci più importanti e acclarate della poesia del secondo Novecento. Vi ripropongo alla lettura, dunque, qualche saggio in tema.
(La fotografia in copertina è di Dino Ignani.
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GIORGIO CAPRONI. L’AGNIZIONE E LA CLAUSOLA
di Luigi Ferrara
Quando nel 1975 pubblicò Il muro della terra, il più radicale dei suoi libri, quello elaborato con una speciale attenzione all’approfondimento del suo testimoniale e fervido discorso in versi, Giorgio Caproni introdusse una geografia poetica del tutto nuova: spazi vertiginosamente vuoti, impercettibili eppure interminabili zone di confine tra questo mondo e un altro, algidi territori neutri in cui l’io si dissolve e Dio seguita a non mostrarsi. Come in altri liguri, Boine, Sbarbaro, Montale, ci troviamo di fronte ad un paesaggio dalle acute risonanze metafisiche, ma ottenute da Caproni per omissione, mediante una strategia minimalista sfociata nella cancellazione dei vividi scorci genovesi e livornesi rappresentati nelle prime raccolte con affettuoso, memorabile realismo lirico e l’attitudine «a far festa alle cose» (G. Spagnoletti). Continua a leggere