Sfondamento dei confini
Dunque, Milano e Roma sono termini di riferimento validi, ma non senza importanti precisazioni, come si dirà nei rispettivi capitoli. E le altre città? Al di là di questi nuclei, il criterio che ci ha comunque permesso, fin qui, qualche passo in avanti, perde subito efficacia. Malgrado Bologna sia stata probabilmente, in tempi recenti, il centro italiano culturalmente più attivo e innovativo, le individualità poetiche che vi gravitano attorno non stabiliscono solidarietà tali (dal punto di vista intrinsecamente letterario e non biografico, s’intende) da circoscrivere un’area di fermenti stilistici autonomi e capaci di imporsi. Sospesa tra Milano, Firenze e Roma (cui si rivolgono rispettivamente, in modo più o meno esplicito, poeti come Stefano Semeraro, Davide Rondoni o Andrea Gibellini, per rendere l’idea), Bologna non ha ancora assunto un’identità autosufficiente. Non che la situazione di Firenze sia migliore: com’è risaputo, essa vive cronicamente in una condizione museale, appagata del ricordo del proprio momento aureo primonovecentesco (ma nei più giovani, c’è da sospettare, la nostalgia non potrà che tramutarsi in un affrancamento, magari anche brusco, dagli auctores del periodo ermetico). Napoli invece appare, dai tempi delle sperimentazioni di Emilio Villa, come il terreno franco di un epigonismo avanguardistico che, al più, si volge a Roma. Di Torino sembra persino impossibile rintracciare qualche minimo segnale. Continua a leggere