Tag Archivio per: FIORI

Gian Mario Villalta, fotogafia di Dino Ignani

Gli orizzonti estremi della contemporaneità. Autofiction di Gian Mario Villalta

Negli anni Sessanta capitava che uno studente alla prova di maturità svolgesse un tema su Eugenio Montale, autore già acclamato, ma lontano dal vincere il premio Nobel e neppure ancora nominato senatore. Anzi, persino Satura, il volume che avrebbe avviato la sua seconda stagione letteraria, controversa quanto significativa, non aveva ancora visto la luce. Si trattava insomma di un autore davvero contemporaneo, dalla caratura importante, ma ancora in via di definizione.

Quest’anno, alla maturità, gli alunni si sono cimentati su Verga e Pascoli. Continua a leggere

La fine della tradizione

Dove sono finiti i maestri?

Il capolavoro si può scrivere a vent’anni come a novanta, non si discute. Però credo che si possa sensatamente affermare che quelli della mia generazione sono entrati nel decennio decisivo. Ormai uomini fatti e a nostro modo collocati nel mondo (con tutte le differenze rispetto alle incertezze del tempo attuale rispetto al passato, con la relativa liquidità evaporante di ogni identificazione), dovremmo in questi anni attraversare la congiuntura fondamentale del nostro percorso.

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Modern life is rubbish

Salvare la poesia? (di Umberto Fiori)

Vale la pena ripetere queste considerazioni di Umberto Fiori – tra i poeti che stimo maggiormente – come un antidoto a una presunzione che ha radici intricate, che cercano nutrimento anche in terreni fertili di buone intenzioni… 

Sono in molti, oggi, a temere che di qui a pochi anni, travolta e soffocata – da nuove tecnologie, da nuove forme di comunicazione, da un sistema di valori che la ignora o addirittura le si oppone, insomma da quell’orda di spettri di cui – da sempre – è popolato il futuro della modernità, la poesia scompaia. Continua a leggere

La voce che ci espone. Umberto Fiori

Milano, 3 febbraio 1997

Marco per favore non suonare il campanello. Entra pure, la porta è aperta.

Il biglietto, sulla soglia dell’appartamento, mi invita a gettare lo sguardo su un corridoio semibuio. Un po’ impacciato, muovo il primo passo oltre la porta e in fondo al corridoio si affaccia Umberto Fiori, che viene ad accogliermi. «Siamo appena riusciti a far addormentare Cecilia…», mi sussurra. Continua a leggere

Anni Settanta

Poeti nel limbo (4). Un isolamento fiducioso e sofferto

Un isolamento fiducioso, ma sofferto

Per rientrare definitivamente nel merito dei fatti letterari che ci interessano, è opportuno cedere la parola agli interessati. La questione si pone in questi termini: veramente il rifiuto di un’identificazione generazionale va assunto come elemento qualificante per gli autori abbracciati nella nostra indagine? «In sostanza», ricorro alle parole di Mauro Ferrari, «siamo di fronte alla prima generazione che, ormai giunta a maturità – fatto di cui ben pochi sembrano essersi resi conto, specie in ambiente accademico – non si è ancora organizzata come tale, diversamente a una tradizione tutta superficialmente ordinata in scuole, gruppi, manifesti eccetera» [1]. Quel «superficialmente» lascia trapelare i dubbi che la passata stagione politica e culturale ha sollevato, con il suo convulso e drammatico moto di aggregazione e contestazione, mentre nell’inciso v’è l’amara consapevolezza di appartenere a quella terra di nessuno disertata da ogni residua attenzione critica. Ma è forse ancor più importante osservare come, a un certo punto, il problema generazionale si sia posto prepotentemente, come ancor meglio testimoniano le vibranti riflessioni di Gian Mario Villalta: Continua a leggere

Piazza delle Anime, fotografia digitale di Stefano Sbrulli, 40x40 cm

La generazione invisibile

(L’opera scelta come copertina è di Stefano Sbrulli.
Cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa)

Pare inevitabile, per un discorso sulla poesia italiana degli ultimi decenni, affidarsi almeno inizialmente a qualche logora ma certa impalcatura sociologica, come per esorcizzare un grande e indefinibile mostro la cui vera natura ci sfugge. Con diffidenza lillipuziana proviamo dunque a parlare di Poesia, nella sua enigmatica unità, con l’aggravante della prossimità temporale, ovvero di un’inevitabile distorsione ottica che muta le esatte proporzioni del nostro oggetto d’interesse.

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L'arca di Noè di Lorenzo Perrone

Il canone del Novecento

(L’opera scelta come copertina – cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa – è di Lorenzo Perrone)

A proposito di Luzi, si accennava al canone del Novecento. Affermare che il poeta fiorentino è un punto fermo tra i “classici” contemporanei era in fondo una provocazione, perché a tutti è noto quanto sia arduo stabilire gli autori “da antologia scolastica” fra i protagonisti della letteratura di fine Novecento, senza nemmeno pretendere di arrivare al primo decennio del nostro secolo.

Qualche tempo fa, in modo semiserio, avevo proposto il mio canone privato. Oggi rivedrei sicuramente qualcosa, ci sono autori che adesso mi sembrano sopravvalutati e altri che rivaluterei; tuttavia, a grandi linee, mi sembra di poter sottoscrivere ancora questo ragionamento. Continua a leggere

Umberto Fiori

Di Umberto Fiori, terzo poeta che propongo vigorosamente ai colleghi insegnanti per un ipotetico canone della poesia contemporanea, è uscita nel 2014 la raccolta delle Poesie (1986-2014) negli Oscar Mondadori. Personalmente, ho sempre sentito la poesia di Fiori prendere il posto, in una ideale “poesia della chiarezza”, occupato inizialmente da Valerio Magrelli, che dopo gli esordi ha piegato verso una direzione per i miei gusti troppo intellettualistica – pur rimanendo esso stesso tra gli autori imprescindibili dei nostri anni, come avrò modo di ribadire in futuro.

Intanto, ripropongo il mio saggio su Umberto Fiori. Continua a leggere

Fuori tutti! (di Davide Brullo)

Nel suo romanzo Andrea Temporelli mette in crisi il mondo dei letterati con il tutù, sconfigge i poeti laureati frollati nell’invidia. E scandisce una pazzesca dichiarazione di poetica

Se fossimo in un Paese normale, non si parlerebbe d’altro. In Tutte le voci di questo aldilà Andrea Temporelli mette a soqquadro il claustrofobico continente della poesia italiana. Anzi, squarta i totem della letteratura tutta. A pagina 125 appare Alessandro D’Avenia, a pagina 143 è citato Alessandro Baricco («è una brava persona, ti convinci, amabile»), a pagina 134 il «panciuto signore con barba e occhiali» che si inalbera all’urlo di Non sa chi sono io, è l’«illustre ospite» Umberto Eco, che se la prende con un tizio che ha dipinto «un enorme sesso femminile» nel bagno dell’albergo. Ci sono anche i poeti, ovvio: a pagina 150 due liceali citano «Zanzotto, Cazzotto o quel diavolo che è» mentre discettano dei loro amorazzi; a pagina 163 Giuseppe Conte (a cui Mondadori ha appena dedicato un Oscar) è citato insieme a Maradona («finora avevo sentito solo due uomini parlare di se stessi in terza persona»: loro); a pagina 176, invece, è citato Milo De Angelis, ma la citazione più bella riguarda Gabriella Sica, «ha uno stile davvero originale, provi a sentire: “Se vado troppo a lungo in bicicletta, / Mi fa poi un po’ male la cosetta”». Sono citati anche poeti più giovani e meno noti al tronfio pubblico come Alessandro Rivali e Riccardo Ielmini (a pagina 94); «il mio amico Simone Cattaneo», invece, è a pagina 163 (è quello che fa la battuta su Conte) ed è forse quello che conta più di tutti. Cattaneo, poeta scoperto da Andrea Temporelli nel 2001, quando per le edizioni della rivista “Atelier” gli ha pubblicato la prima raccolta poetica, Nome e soprannome, si è ucciso, gettandosi dal suo appartamento a Saronno, nel 2009. Continua a leggere

Rivista Atelier

Atelier – Numeri speciali

Atelier 9 – marzo 1998 ➽ scarica il pdf: Atelier-09-III-marzo-1998

Contiene lo speciale dedicato al tema: Didattica della poesia Continua a leggere