Tag Archivio per: IL CIELO DI MARTE

Un poeta che rischia (di Alfonso Berardinelli)

Temporelli dimostra di avere un’eloquenza, un impeto che fanno pensare più a Luzi che a Sereni: monologhi drammatici di una voce in scena che non si dà limite

E Vittorio Sereni chi lo legge? Ci sarà qualcuno che sta imparando da lui? Me lo sono chiesto, in questi ultimi anni, ogni volta che mi capitava di rileggere qua e là “Gli strumenti umani” (1965) e “Stella variabile” (1981). Molti dei poeti italiani delle ultime generazioni si capisce che hanno cominciato a scrivere avendo in mente Penna, Amelia Rosselli, Caproni, Luzi, Giudici o Zanzotto, Pagliarani o Sanguineti, Pasolini e perfino Fortini, o chissà quale poeta straniero tradotto, o meglio chissà quale mescolanza di tutto questo. Ma Sereni? Continua a leggere

Una poetica inattuale (di Guido Mazzoni)

Il libro nasce da una poetica originale, inattuale e a suo modo coraggiosa

Andrea Temporelli è lo pseudonimo di Marco Merlin, nato nel 1973 e direttore di una delle più interessanti riviste italiane di poesia contemporanea, «Atelier». Il cielo di Marte è il suo secondo libro. Leggendolo, si rimane subito colpiti da un gesto che sembra al tempo stesso stilistico ed esistenziale: Il cielo di Marte si regge su una forma estrema, iperclassicistica di ordine e di controllo. Se ho visto bene, tutte le poesie della raccolta, tranne l’ultima, sono canzoni regolari o strofe di canzoni regolari: Continua a leggere

Temporelli insiste a non esistere (di Stelvio Di Spigno)

E per questo, il discorso di Temporelli, non può dirsi né tradizionale, perché anche la tradizione va rinnovata, né innovativo, ma soltanto epigonistico

 

Sono anni che Andrea Temporelli insiste, per così dire, a non esistere. Ossia a presentare come del tutto arbitraria quella illusoria linea di confine che separa l’autore e la sua strategia di scrittura dall’uomo reale che incombe alle sue spalle. Intendiamoci. Il più delle volte è l’autore a sgambettare l’essere umano che ha deciso preventivamente di invadere. Ma per Andrea Temporelli non è così. Temporelli è il nom de plume di Marco Merlin, classe 1973, direttore della solida rivista di poesia e letteratura «Atelier», palestra e fucina di molti giovani scrittori nati negli anni ’70. Una rivista che ha tra i suoi principi fondativi una moltitudine, talvolta un po’ confusa ma quasi sempre stimolante, di notificazioni di esistenza generazionali. Ma che possiede, tra i suoi punti di forza, Continua a leggere

E oggi un bel tris di poeti (di Davide Brullo)

 

[…] Dopo l’antipasto e il primo piatto, arriva la carne. E con quale razza di condimento. Andrea Temporelli esordisce con Il cielo di Marte, edito (cosa rarissima che i giganti si occupino di giovincelli dediti al verso) da Einaudi (Torino 2005, pp. 60, € 9,50). Carne da ristorante di lusso la sua. Non fosse che di grasso ce n’è pochino. Assai meno delle due scorpacciate precedenti. Trenta poesie (o poemetti o come diavolo vi pare, l’autore gorgheggia e inventa sterzando soluzioni tecniche diverse tra loro) Continua a leggere

Intervista di Massimo Acciai

Ci sono nella mia poesia molti temi, che si diffondono e si aggregano molecolarmente.

Andrea Temporelli è nato a Borgomanero nel 1973 e si occupa della rivista “Atelier”, su cui compaiono suoi testi poetici. Ha pubblicato “Il cielo di Marte” (Atelier, 1999) e “La buonastella” (in “Poesia contemporanea. Settimo quaderno italiano, Marcos y Marcos, 2001); è inoltre incluso nelle antologie “L’opera comune. Antologia di poeti nati negli anni Settanta”, a cura di G. Ladolfi (Atelier, 1999) e “I poeti di vent’anni”, a cura di M. Santagostini (Stampa, 2000).(Da “Dieci poeti italiani”, Bologna, Edizioni Pendragon, 2002)

D: Roberto Roversi nel presentarti nell’antologia “Dieci poeti italiani” definisce “La voce e il tempo” “un testo centrale, per intendere e riflettere; direi, anzi, il centrale”. Continua a leggere

Come scritti su un lucido vetro ghiacciato (di Roberto Roversi)

La voce e il tempo a me pare un testo centrale, per intendere e riflettere; direi, anzi, il centrale.

La voce e il tempo a me pare un testo centrale, per intendere e riflettere; direi, anzi, il centrale. Rigorosamente denso, cioè riflessivo ma anche affabile, retto sulla punta delle dita e lavorato con estrema affidabilità. Il risultato, a mio parere, è eccellente; e accoglie, assemblandoli, i due aspetti, direi i due momenti di questo autore che ha già buona sapienza di scrittura; e vale a dire, la riflessione della testa e la riflessione, spesso acuta, degli occhi; non, e per sua fortuna considerando i contesti, la riflessione del cuore. Continua a leggere