Un poeta che rischia (di Alfonso Berardinelli)
Temporelli dimostra di avere un’eloquenza, un impeto che fanno pensare più a Luzi che a Sereni: monologhi drammatici di una voce in scena che non si dà limite
E Vittorio Sereni chi lo legge? Ci sarà qualcuno che sta imparando da lui? Me lo sono chiesto, in questi ultimi anni, ogni volta che mi capitava di rileggere qua e là “Gli strumenti umani” (1965) e “Stella variabile” (1981). Molti dei poeti italiani delle ultime generazioni si capisce che hanno cominciato a scrivere avendo in mente Penna, Amelia Rosselli, Caproni, Luzi, Giudici o Zanzotto, Pagliarani o Sanguineti, Pasolini e perfino Fortini, o chissà quale poeta straniero tradotto, o meglio chissà quale mescolanza di tutto questo. Ma Sereni? Continua a leggere