Leggere, leggere, leggere
«Leggere, leggere, leggere»: questo era essenzialmente il metodo per Spitzer. Tuttavia, il rigore di chi riconduce interamente il proprio discorso interpretativo al testo in una lettura non è diventato ancora fatalmente specialistico: non siamo caduti in una analisi, in uno studio. Come di fronte a qualcosa di vivo e di irriducibile, la lettura mantiene sempre la tensione emotiva della frequentazione, dell’avvicinamento desiderante ma insieme rispettoso, consapevole della distanza. La critica si sa perennemente inadeguata all’opera. Lo studio è un movimento verticale che si esercita sopra un corpo inerte (ah, l’etimologia…), la lettura è un approccio orizzontale verso un corpo vivo che si muove nel presente. Continua a leggere