Generazioni a confronto
Convegno nazionale di Firenze (18 febbraio 2005)
a cura di Gianluca Didino
Parte Seconda
Marco Merlin: Ringrazio Roberto e comincio a raccogliere un po’ di spunti dopo ogni relazione, che saranno poi fruttuosi in un secondo giro. Voglio raccogliere dalle parole sue questo senso che sembra inizialmente riduttivo e che invece io sento appropriato e proficuo: mi sembra utile non parlare strettamente di generazione, ma del modo in cui la giovinezza può diventare il punto d’origine, l’imprinting per molti scrittori, quel quid di formativo che essa contiene. E credo sia importante cogliere questo aspetto in riferimento alla sua conclusione. Se ha senso parlare di giovinezza come molla importante per la letteratura, è bene coltivarla, ma non fino all’eccesso: forse Tondelli doveva superare questo limite. La giovinezza deve anche essere sacrificata, superata. Il discorso generazionale è fruttuoso finché è pretestuoso, serve per poi andare oltre, perché, se si resta ancorati ad esso, diventa poi degradante, limitante come riferimento. E, per quanto riguarda l’editoria (pensiamo alle tante antologie uscite), c’è il sigillo del giovanilismo: il pericolo cioè che lo stimolo della giovinezza venga sfruttato come giovanilismo e che, quindi, nel fare un’antologia di giovani si cela il rischio, che va corso, di cadere sotto una marca editoriale per lanciare prodotti, facilmente smascherabile come operazione commerciale. Continua a leggere