Tag Archivio per: PENSIERO

Il pregiudizio dell’identità

L’identità è un pregiudizio, ormai lo sappiamo. È una finzione, una costruzione culturale, una maschera di cui abbiamo bisogno per esorcizzare la continua metamorfosi. Cerchiamo analogie per ritagliarci un perimetro abitabile e lasciare sullo sfondo il perenne mutamento. L’identità è un feticcio sferzato dal tempo, come un vessillo al vento, a segnalare una conquista, una posizione. E troppo spesso la storia è stata concepita come il palcoscenico per la rappresentazione (con esiti da tragedia) di questa idea artefatta. Continua a leggere

Antica carta dell'Europa

Sull’idea dell’Europa interiore (di Massimo Morasso)

Il buon europeo e l’ultimo uomo. Sull’idea dell’Europa interiore

 (di Massimo Morasso)

(In copertina, antica carta dell’Europa, spiegata qui)

L’arte come orizzonte comune

L’arte è il vero orizzonte comune europeo. Fra le discipline dell’arte, e in queste, fra i generi poetici, la narrativa è la modalità di restituzione privilegiata del farsi storico di quell’orizzonte. Ciò è comprensibile e, anzi, addirittura evidente nella misura in cui si prenda sul serio la funzione antropologica e civile dell’immaginazione letteraria, senza consegnarla al solo scandaglio della filosofia né, tanto meno, alle categorie dell’estetica e della critica letteraria. Continua a leggere

Il padre è artificio

Nella letteratura del Novecento l’immagine del padre ricorre in modo strategico e spesso è intrisa di valori metaletterari.

Confrontarsi con il padre significa infatti affinare la propria identità all’ombra della tradizione, di ogni tradizione.  Il padre non è natura, come non è natura l’arte – sebbene ambisca alla conquista della naturalezza.

Sull’argomento, un libro che mi sta a cuore è il celebre Il gesto di Ettore, di Luigi Zoja, che ha un sottotitolo molto esplicito: Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre. Continua a leggere

Lo scrittore per capriccio

Scrittori per capriccio

C’è una pubblicità di un’automobile che circola in questi mesi e che sentenzia:

“La vita ti anticipa sempre. I figli arrivano prima del matrimonio; il matrimonio prima della casa dei tuoi sogni, che arriva prima dell’auto perfetta…”

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Qualche bella tirata d’orecchi

La prima, ovviamente, è per me ed è la più importante, perché mi accingo a sentenziare laddove avrei soltanto da mettermi, zitto, a imparare. Nessuno può permettersi di camminare senza farsi mille scrupoli sul confine tra la sacrosanta vergogna e l’umiliazione.

Ma la seconda è per gli insegnanti, che mancano di personalità e non sanno tenere la classe, che danno il cattivo esempio arrivando in ritardo e impreparati alle lezioni, che trattano l’aula come un palco per sublimare la frustrazione, dal momento che altrove, invece, nessuno darebbe loro ascolto (per fortuna). E che talvolta durante i consigli di classe correggono le loro verifiche, e poi si giustificano (“Ma io stavo ascoltando”) esattamente come i loro peggiori allievi. Continua a leggere

Angoscia interiore

Malinconia e poesia (di Eugenio Borgna)

La malinconia come radice dell’esperienza poetica

di Eugenio Borgna

(L’opera scelta come copertina è di Silvia Rossi.
Cliccare sull’immagine per la visualizzazione completa)

1. Che cosa ci dice, che cosa ci può dire la letteratura sulla psichiatria e come la psichiatria può contribuire alla comprensione dei meccanismi psicologici che intervengano in alcune opere poetiche o narrative? Come ha scritto Karl Jaspers, psichiatra e filosofo insigne, non c’è psichiatria che possa fare a meno degli orizzonti conoscitivi a cui giunge l’esperienza letteraria; ma, in ogni caso, non di questo vorrei ora parlare limitandomi a indicare come, nel contesto del discorso critico (ma anche in quello poetico ovviamente) di Giacomo Leopardi e del discorso poetico di Charles Baudelaire, la malinconia (esperienza psicologica e umana alla quale non si può assegnare una mera significazione di malattia) si costituisce come struttura portante del loro straordinario discorso creativo. Alcuni testi letterari ci dimostrano come i temi essenziali della psichiatria (la malinconia, la tristezza, l’angoscia, la nostalgia, lo smarrimento, la estraneità, il taedium vitae) abbiano a radicarsi davvero nel cuore della condizione umana e abbiano a nutrire le sorgenti misteriose e sconvolgenti della esperienza creativa (poetica e narrativa). Continua a leggere

Scemo chi legge

La beatitudine dei non lettori

Miei adorati, fidatevi di me: non leggete. Non sprecate tempo. Non cercate di vivere più vite, prendete possesso dell’unica che avete: la vostra.

E vivetela stando nell’unico tempo che esiste: il presente. Carpe diem: ogni occasione lasciata è persa. Mica penserete davvero, del resto, di poter espandere il vostro tempo. Fate surf sui vostri piaceri. Attardarvi nei regni dell’oltremondo con Dante, sugli oceani con Conrad, o specchiarvi con Capote negli occhi di un assassino non vi servirà a nulla. Tanto, qualora vi trovaste malauguratamente davanti a un demonio, con buona pace di Dante vi caghereste addosso senza profferir verbo. E su una nave in tempesta non trovereste un trinchetto terzarolato manco se vi ci impiccassero. E nello sguardo di un assassino non c’è mai nulla da vedere, se non la vostra paura. Continua a leggere

Jove decadent. Després del ball, di Ramon Casas

Contro l’arte decadente

Foss’anche vero che la cultura odierna, se appena avessimo la forza di rileggere la nostra esperienza compiendo quel minimo distacco dal presente che dovrebbe presiedere a ogni riflessione sulla propria epoca, risultasse ancora del tutto implicata nel movimento del Decadentismo, che rappresenta appunto l’appercezione drammatica della crisi dell’Occidente, sentita come irreversibile; e ammettendo anche che alla deriva nello sfaldamento delle nostre identità non si chiede più agli scrittori (ridotti peraltro essi stessi a figure residuali ai margini dei sistemi di sapere e di prefigurazione del domani) alcun conforto illusorio, ma semmai il coraggio di denunciare la nostra condizione reale  –  del resto, chi potrebbe negare la disaffezione verso qualsiasi conato di rinnovamento politico, la disillusione nei confronti di una scienza che serve solo a prolungare l’agonia, la strapotenza di tutti gli altri media che assoldati ai dettami dell’economia mirano solo a ottenebrare la vigilanza critica delle coscienze per propinarci la pace ottusa della narcosi, e via sullo stesso tono per ogni altra istituzione attuale  –  corrispondesse pure, tutto ciò, dicevamo, al nostro sentimento della verità, chi l’ha mai detto che all’arte, alla letteratura e alla poesia non sia concesso nessun’altra opportunità, oltre a quella di rispettare il tema e di conformarsi al senso del declino, della sconfitta, della fine inevitabile? Continua a leggere

Corea del Nord: la bandiera del Partito dei Lavoratori

Agonia, infinita fine

In questi giorni, nel valzer dei fuochi d’artificio che provenivano da tutto il mondo per festeggiare il nuovo anno, le immagini dalla Corea del Nord hanno un sapore, per noi, di vecchio. Il regime di Kim Jong-un e la minaccia nucleare ci rispediscono con la memoria indietro di ottant’anni. Poi, appena ci illudiamo di essere più avanti, in un’ideale scala del progresso, ecco che la faccia di Trump, contrapposta a quella di Jong-un, mortifica subito la nostra presunzione. Continua a leggere

Il perdono e il ricatto

L’esercizio del perdono è fondamentale per l’uomo in generale e strategico per ogni educatore. Per-donare significa donare nuovamente la vita.

Spesso però si cade in un terribile equivoco e si rimane imprigionati in una sorta di ricatto morale: si pretende il perdono. Ma il perdono per sua natura si può chiedere, ma non pretendere. Continua a leggere