Oggi mi ha raggiunto la notizia della morte del padre di un caro amico. L’SMS è laconico: “Il mio papà non ce l’ha fatta. Stanotte ha lasciato questo mondo. Un abbraccio”.
Mi chiedo che cosa significhi esattamente l’espressione “lasciare questo mondo”.
Dai media, poi, ho appreso che il cancro si è portato via anche David Bowie, icona del rock ecc., camaleonte straordinario ecc., persino Monsignor Ravasi lo ricorda ecc., era per tutti il Duca Bianco ecc, grande innovatore ecc., tutti hanno imparato da lui ecc., lui che era l’Androgino, l’abitatore di zone intermedie nell’intersezione di mondi diversi ecc.
Eccetera eccetera.
Ma dopo lo spegnersi delle varie sigle dei tiggì, mi sono chiesto: “Ma chi era, David Bowie”? Voglio dire, non che non lo ignorassi completamente, ma a dirla tutta per me si situava in una galassia lontana e confusa, a comporre una sorta di musica di sottofondo – la musica del nostro tempo. Forse mi porto dentro ritmi e parole sue che nemmeno so attribuirgli, forse mi sono commosso ascoltando alla radio qualche suo pezzo. Tuttavia sono riuscito, dopo uno sforzo di concentrazione, con una carezza di Mnemosine, a recuperare il momento esatto in cui, dodicenne se ricordo bene, mi sono imbattuto, per la prima volta, nella sua figura. “Figura”, sì, o fantasma, se vogliamo – non certamente nella sua voce. Continua a leggere